A scuola ci dicevano sempre: non copiare! Ma chi potrebbe dire di non aver mai, ma proprio mai sbirciato nel foglio del compagno di banco per cercare di carpire la soluzione di un problema o anche solo una pallida idea per un tema che proprio non ci faceva pensare a niente e la mente sembrava una riserva di mosche bianche?
Ma ora è tutto uno scoppiazare dagli altri. L’web fornisce possibilità innumerevoli di copiare e la tentazione è forte. Ci sono tanti che scrivono sui blog dei giornali o sui social e che copiano a manetta. A chi ha inventato il copia-incolla farebbero un monumento. E’ cosi facile: basta individuare un tema che vogliamo sviluppare, aprire la voce relativa su google, magari sbirciare i blog più seguiti per carpire qualche idea e il gioco è fatto.
Poi non si fa altro che dare qualche aggiustatina qui e la per non farsi sorprendere in flagrante e firmare. Si può fare un figurone. Magari persino farsi complimentare per quanto si è sagaci, perspicaci, per quanti bei concetti e neologismi e freddure ci siamo inventati e invece sono tutti scopiazzati. Ma non è colpa grave, suvvia, cosi fan tutti.
Si fa ma non si dice. Anche perché esiste una legge sul plagio, ma in Italia viene ignorata bellamente, ci se ne fa il cosiddetto baffo con lo stantuffo (ah Totò quante volte al giono mi torni in mente).
E ci si riempie la bocca con neologismi “inventati”li per li che, in realtà, sono copiati. Copiare è molto più facile di far funzionare un cervello per nulla creativo e persino magari un po’ arrugginito dalla consuetudine ad accomodarsi sul genio altrui. E non si paga mai perché tanto chi lo scopre? E anche se qualcuno lo scopre, si può sempre dire che si tratta di mera coincidenza. Poffarbacco, abbiamo avuto l’istessa telepatia, direbbe sempre il Principe.
Si copia per un sacco di motivi: prima di tutto per pigrizia mentale, poi per incapacità, inettitudine, scarsa onestà e senso dell’etica e anche una morale zoppicante. Perché copiare è di per sé, a mio avviso, in tutto e per tutto come rubare.
Rubare si! L’ingegno altrui non si ruba per farsi belli davanti ad una platea che il plagiatore vuole sempre plaudente e della quale non riesce a fare a meno perché narcisista all’ultimo stadio ed incapace però di supplire col proprio talento alla voglia di stupire, di incantare e di soddisfare a pieno i propri fans.
Vive e si nutre di complimenti.Veri o fasulli non ha alcuna importanza, l’importante e riceverli, sono come un balsamo sulle ferite che la vita ha inferto troppo spesso al narcisista che non sopporta l’indifferenza altrui e ne soffre tremendamente. E per stare sempre a pelo d’acqua ha bisogno di primeggiare e per primeggiare ha bisogno di rubare le idee altrui.
E sono in molti a cascarci. Oggi con tutte queste idee che girano è molto più facile.
Ma è sbagliato. L’opportunista copia e l’opportunismo non è una virtù di cui vantarsi Perché lo scopiazzatore non si accontenta di copiare le idee degli altri, ma si vanta pure, si pavoneggia, fa la ruota e sta a gurdare l’effetto che fa sugli astanti. E scopiazzando, rubando agli altri il frutto del loro personale ingegno, si qualifica meschinamente un poveraccio che si arrampica sugli specchi di una vita povera di soddisfazioni che non sono mai abbastanza per il narcisista che ha bisogno del consenso altrui come dell’aria che respira.
Poveracci, appunto!
Mariagrazia, hai fatto un identikit perfetto del plagiatore, detto con parola meno nobile, scopiazzatore. Ne conosco qualcuno.
Aggiungerei un solo aspetto a quanto da te detto con ottima capacità di analisi: che lo scopiazzatore, nel suo agire rinuncia alla parte più bella e più gratificante dello scrivere: la creatività.
Com’è bello sedersi davanti allo schermo vuoto del proprio computer e riempirlo mano dei caratteri che esprimono le nostre idee.
La creatività è propria dell’essere umano, e si estrinseca in vari campi dell’attività, nell’arte, nella musica, nella poesia, nella scrittura, in certi tipi di lavoro, ma direi anche nella scienza: basti pensare a chi ha immaginato il modello dell’atomo, o di altre strutture della materia.
Insomma mai rinunciare alla creatività anche nei piccoli aspetti della vita, un componimento, un tema da svolgere, un articolo da scrivere, una casa da arredare, un giardino da curare, e perfino, una passeggiata da compiere.
Rinunciare alla creatività è come perdere un po’ della propria umanità.
Come è vero.