Si fa presto a montarsi la testa. E’ naturale che il successo dia la sensazione di vivere in un bolla dentro la quale si può comodamente inveire contro chi ci sta antipatico certi che che ci appoggia sarà sempre con noi e contro chi stiamo condannando senza appello.
Il caso DiMaio DiBattista contro i giornalisti ne è una prova evidente.
Soprattutto Dimaio che è un ministro avrebbe il dovere di contenersi nelle sue esternazioni,invece, al contrario, noto che diventa sempre più aggressivo.
Fa parte del carattere. Dicisamente una sua prerogativa perché quando parla non si sa chi e cosa possa distruggere con le parole, con gli insulti, con le insinuazioni malevole.
Eppure non sembrava cosi, all’inizio. Sembrava un “bravo ragazzo”, compito, educato, di buone maniere e migliori intenzioni.
E invece si sta rivelando una persona capace di scatti di ira, impulsivo e aggressivo, con una rabbia repressa che sfoga troppo spesso e dalla quale escono sentimenti di rancore verso tutti quelli che non fanno parte del “gruppo”.
Non si trattiene neppure nei riguardi del suo “compagno di avventura”, del quale è arrivato ad insinuare “manine” che alterano i documenti, salvo poi ritrattare maldestramente. Un personaggio ambiguo, con più facce.
L’ho osservato bene a “Non è l’arena”. Un Giletti quasi intimidito chiedeva a DiMaio se non credeva eccessivo il suo sfogo nei riguardi dei giornalisti definiti “cani da riporto di mafia capitale” e altri insulti infamanti. Lui risponde che quando ci vuole, ci vuole…non si scusa per niente, anzi, rincara la dose, se possibile e imbarazza Giletti che vorrebbe potergli dire come la pensa fino in fondo ma si capisce che lo teme. DiMaio lo incalza ricordandogli più volte che è stato “cacciato” dalla Rai, una maniera, meschina, per metterlo ancora di più a disagio.
Credo che questa sia una tattica ben studiata a tavolino dal think tank grillino: la stampa è il primo nemico da abbattere e questa è la strategia: cogliere tutte le occasione per infangarla a più non posso, protestando che i giornalisti sono nemici loro e di conseguenza nemici del popolo.
Una china pericolosissima, a mio parere.
Ho letto le reazioni di alcuni giornalisti tra i più quotati, di diverse testate ma non citerò nessuno.
Non mi è piaciuta soprattuto una cosa tra le tante che ho letto: non mi è piaciuto chi ha scritto che DiMaio O Di Battista fanno male a scagliarsi contro la stampa ma che la stampa deve farsi un esame di coscienza e chiedersi dove ha sbagliato ed, eventualmente correggere il tiro.
No, questo a me non piace. Significa assoggettarsi all’arroganza del potere, significa alludere di avere la coda di paglia, significa mettersi in una posizione di essere ancora malmenato.
La stampa deve essere libera e la libertà esclude che la politica del momento possa attaccarla e indimidirla scagliandole addosso accuse giornaliere di varia natura.
Perché, in questo modo, si limita la liberta dei giornalisti di fare il proprio mestiere.
Il giudizio sui giornalisti spetta ai lettori non ai politici, i politici possono solo smettere di leggere quello che non gli fa comodo leggere.
Trump sta facendo dal suo insediamento alla Casa Bianca, una lotta spietata contro i giornalisti. Negli ultimi giorni ha trattato i giornalisti accreditati a porgli domande, quasi come dei pericolosi criminali.
L’ultima delle sue esternazioni è stata rivolta verso una cronista che gli aveva posto una domanda che il presidente ha giudicato “stupida” ed ha insistito dicendo “tu fai sempre domande stupide”.
L’atteggiamento “padronale” nei riguardi della stampa di Trump, sta facendo scuola anche da noi.
Sarebbe bene, secondo me, che il presidente della Repubblica si facesse sentire forte e chiaro.
La libertà di stampa e di opinione sono sacre. E come tali vanno trattate da tutti a cominciare dai politici che hanno il dovere di rispettarle, se del caso contestarle, ma attaccarle ed insultarle al fine di intimdirle, mai.
Una democrazia non può accettare simili comportamenti e deve stroncarli sul nascere prima che da sintomo si trasformino in malattia difficilmente curabile..
Mariagrazia,
ho apprezzato la tua difesa della libertà di stampa, oggi messa in pericolo da una classe politica grossolana e arrogante.
I regimi autoritari per attecchire e farsi strada cominciano con l’attaccare la stampa, tutte le scuse sono buone.
La stampa è sacra, è libertà di pensiero e di critica, è elemento necessario per il funzionamento della democrazia. È il.quarto potere dei Paesi liberi.
Vederla attaccare da un ducetto che ha fatto delle minacce il suo modo proficuo di governare è una pena, dovrebbe sollevare la protesta di tutti delle élite di intellettuali alle masse che dalla pluralità d’informazione devono formare la loro coscenza politica.
Non c’è bisogno di ricordare l’escalation sulla strada delle minacce del novello ducetto: ha iniziato col Capo dello Stato (non sarà mai abbastanza ripeterlo), per finire con la Stampa: cosa sarà mai questa legge per l’editoria pura? Cosa s’intende per editoria pura? È l’editoria approvata da un nuovo Minculpop?
Ricordo le parole pronunciate nel 1787 da chi sarebbe diventato il terzo presidente Usa, Thomas Jefferson;
“Were it left to me to decide whether we should have a government without newspapers or newspapers without a government, I should not hesitate a moment to prefer the latter.”
Il vero dramma dell”informazione è che la stampa è inesorabilmente in declino.
Ad essa si stanno sostituedo le notizie via televisione e via web.
Sono notizie telegrafiche, prive di approfondimento, per una fruizione superficiale, quando non addirittura inesatte o fuorvianti.
È lì che si va formando un’opinione pubblica acritica, presuntuosa, paga di un sapere immediato, facilmente manipolabile, col suo corredo di commenti spesso illegibili, frutto di sfoghi istintivi e liberatori di frustrazioni personali.
Ho appena vistoMarco Travaglio da Floris accusare Damilano di aver detto il falso sulla Raggi. Ormai Travaglio fa parte del governo, non avevo mai visto un giornalista difendere a spada tratta il governo (o meglio i Cinquestelle) come fa lui.
Certo come giornalista è un po’ sui generis. Si dovrebbe dare una calmata, secondo me, ogni tanto. Ha sempre quell’aria di sufficienza e quel mezzo sorisetto quando parlano quelli che non lodano i grillini che sembra davvero che stia per diventare capo politico del movimento.
Beh non sarebbe la prima volta che un giornalista cambia casacca d’improvviso e si butta in politica. Tanto ormai il Fatto quotidiano ha preso la rincorsa, potrebbe anche dedicarsi a tempo pieno alla politica, un posto, i cinquestelle, al governo, glielo trovano di sicuro
A me Travaglio sembrava scatenato. E poi quel sorrisetto quando parlavano quelli che erano contrari. ..prima fa la faccia di piombo e sembra venire dall’oltretomba quando risponde. Poi, se anche solo osano toccargli i grillini si scatena e diventa persino stridulo. Non me lo ricordavo cosi. Va bene passione politica ma qui mi sa che stiamo esagerando. I giornalisti dovrebbero mantenersi di più sulle generali anche se anche loro hanno diritto alle proprie opinioni, ovvio, ma Travaglio manca poco che venga alle mani.Esagerato.