Lo vedo un po’ con la cresta abbassata, il vicepremier, ministro del lavoro e dello Sviluppo, Luigi DiMaio.
E sarebbe fin troppo facile fare la battuta: è di umore nero, già, come i suoi primi lavoretti e i lavoratori in nero che, si sta scoprendo, il padre ha tenuto nella sua piccola impresa edile. Pare.
Ma insomma, che cosa deve fare un padre, con tre figli a carico, onesto e probo lavoratore attaccato alla famiglia?
Se non lavorare sodo da mane a sera per portare a casa il pane e companatico per la famigliuola? E chi glielo doveva dire a Antonio che il figliolo Luigi sarebbe diventato ministro del Lavoro e gli avrebbero contato tutte le pulci ad una ad una? Quando si dice la fortuna…anzi no, la sfortuna. Insomma, dopo la grande gioia di essere cotanto padre di altrettanto cotanto figlio, arriva la batosta.
Ma che cosa avrebbe fatto di male il padre di Luigi? Gli mandano i vigili ad ispezionare quei quattro prati che condivide con la sorella, sui quali ci sono quattro ruderi, un po’ di pattume residuato dai vari cantieri, un secchio, una pala qualche mattone. Un vecchio edificio sul quale grava una cartella di Equitalia, qualche calcinaccio, due o tre galline che ruspano…
La vita è ben strana, deve aver pensato papà DiMaio, gli va a dare di quelle soddisfazioni ed in capo a qualche mese si ritrova sotto i riflettori del mondo intero per le sue quattro miserie, messe in bella mostra su tutti i giornali.
Dalle (cinque)stelle alle (quattro)stalle. E’ proprio il caso di dirlo, la più classica delle commedie all’italiana.
Pare di sentirlo il buon Totonno mentre si sfoga con la moglie: “ma sempre tra e pere ci devono stare i giornalisti? Ma insomma che deve fare un pover’uomo per campare la famiglia? E tuo figlio? Proprio il ministro doveva fare? Chillo zumpaperete…, mica si accontentava di portare la carriola come a patete, no lui, chillo ‘o ministro fa e do’ lavoro pure”!
Questa faccenda che sembra tanto una delle più classiche commedia all’italiana, rischia di compromettere la “commedia” del governo. E anche la commedia del grillismo. I paladini dell’onestà, della trasparenza, quelli che si sono strappati i peli superflui e fino gli indumenti intimi per gridare al mondo intiero quanto detestavano i compromessi, la corruzione, le ingiustizie, i sotterfugi, l’evasione, l’elusione…e che loro, al contrario, erano (e sono) adamantini,lindi e puri come acqua di torrente montano…si ritrovano con un capo politico che (pare) ha lavorato in nero per un anno in pizzeria (e passi), è socio al 50 per cento in un impresa che ha sfruttato in nero i dipendenti, che ha fatto mezze carte e mezzo nero (pare), che ha contenziosi a causa di questo con i dipendenti. E il cui parente più prossimo(pare), dice, ad un suo dipendente infortunato, di non rivelare che si è fatto male nel suo cantiere, quando deve ricorrere alle cure dei sanitari. E il resto, varie ed eventuali miserie che stanno uscendo, piano piano, ma inesorabilmente…
Il mondo è porprio fatto a scale: c’è chi prima sale e sale, poi si sporge e…si fa male.
10 milioni al giorno di spese per interessi sul debito…da sei mesi.
Lo spread è a quota circa 330 e oscilla di qualche punto ma sembra in salita libera mentre la borsa scende
Ma ormai si parla di spread a colazione e a cena, si parla di cassandre e di fringuelli, cicale e cicalini.
Ma tutti gli indicatori indicano la strada per il governo: avanti a tutta forza.
Quindi macchine al massimo contro la montagna.
Se la portiamo in Val di Susa, non c’è bisogno degli escavatori e si risparmia un bel tot.
Costi e benefici del governo sono davanti ai nostri occhi ma noi (naturalmente generico) applaudiamo i due litiganti che godono di menarci per il naso.
Litigano loro? Ma quando mai? Se interrogati,rispondono , quasi all’unisono che vanno d’amore e d’accordo.
Ma allora perché DiMiao risponde “una ceppa”, a Salvini?
Ma perché cosi è l’amore. Ha dei momenti di picco e dei momenti di calo e loro sono la coppia perfetta: sull’ottovolante da sei mesi.
Non gli girerà la testa?
Ma agli italiani dovrebbero girare ben altre cose visto che non stanno combinando niente di buono se non chiacchiere su tutti i media: selfie, sorrisi e baci alle fans.
E la manovra che sale e scende come la borsa e lo spread.
Mentre la borsa di Tria sta sempre li, sottobraccio al ministro che se la porta a spasso per l’Europa sempre più sgonfia e iimbolsita come la sua faccia.
Dobbiamo sostenere il governo, ci dicono da più parti: intellettuali, giornalisti, e pensatori vari.
Si ma a noi chi ci sostiene quando andiamo in bancarotta?
Non ci sono alternative, dicono.
Ma che caspita significa che non ci sono alternative?
Non c’è alternativa alla catastrofe?
C’è sempre l’alternativa, troppo comodo fare i fighetti con il portafoglio degli altri.
Volersi comprare la Ferrari quando non ci si può permettere neppure una Matiz.
(Tra l’altro un ottima auto, senza volere fare pubblicità, molto più facile da parcheggiare e mantenere).
L’alternativa c’è sempre, basta volere.
Se si andasse alle elezioni ora, subito, credo che i Cinquestelle prenderebbero una botta sonora, la Lega farebbe il pienone, il Pd guadagnerebbe qualcosa e gli altri a ruota.
E poi? E poi si fa un governo purchessia ma basta con questa appiccicosa e putrida melassa gialloverde.
Finirà che ce la troveremo nel piatto al posto della minestra.
Altro che pane e spread, qui tra poco si mangia solo spread.