Il “me ne frego”, va molto di moda. Sta diventando sempre più di “tendenza”.
Oggi ho assistito in diretta ad un’interrogazione parlamentare dei ministri Toninelli e Salvini.
Il primo ha compulsato tutto il tempo lo smartphone e quando interrogato sul terzo valico di Genova da Forza Italia e in generale sulle grandi opere, ha risposto col ritornello ormai consolidato, che stanno ancora facendo gli studi costi-benefici e che i governi precedenti hanno buttato una marea di soldi in imprese improduttive, etc.etc.
Molto sbrigativamente e con il suo ormai famoso sguardo assente.
Cattaneo gli ha replicato che non aveva affatto risposto e che la smettesse di prendersela sempre con chi è venuto prima di lui, ma che finalmente si prenda le sue responsabilità, perché, se non se ne fosse ancora accorto è lui a capo delle Infrastrutture da 50 giorni ormai.
Credo che queste parole gli siano rimbalzate addosso senza neppure essere colte perché gli occhi, dietro le lenti, erano rimasti inespressivi e a guardare un punto imprecisato e vago dell’infinito in cui sembra sempre fluttuare.
Mentre Salvini ha fatto il suo one man show, facendo arrabbiare la presidente di turno Mara Carfagna che ha dovuto riprenderlo dicendogli di non fare polemica ma di rispondere alle domande.
Salvini, prima di rispondere ad un’interrogazione sui migranti posta dalla Lega, ha osservato che i banchi dell’opposizione erano semivuoti.
Carfagna gli ha ricordato che lui è li per rispondere alle domande e non per dare giudizi sui parlamentari e che se l’aula era poco affollata dipendeva dalle commissioni parlamentari in corso in contemporanea.
Al che Salvini ha detto, in maniera arrogante, che non desiderava essere interrotto da lei.
E lei, di rimando, molto decisa (mi è piaciuta una cifra) : “Signor ministro le ricordo che qui le regole valgono anche per lei e risponda alla domanda senza polemizzare”.
Evvaiii!
Mese: Ottobre 2018
Andate in pace
Pare, che potrà chiedere il reddito di cittadinanza, chi dimostrerà di essere povero e residente da almeno dieci anni in Italia.
Riceverà 780 euro al mese tramite una tesserina e potrà spendere solo con moderazione e per acquistare generi di prima necessità. Le caramelle non sono consentite e neppure, ovviamente, sigarette, alcol, libri o giornali. Per quanto riguarda il vestiario non saranno possibili acquisti di prodotti made in Cina, ma si dovranno comprare le pezze di fabbricazione italiana, e confezionarsi gli abiti in casa, compresa le biancheria intima. Sono previsti, all’uopo, corsi di cucito (naturalmente a pagamento).
Se si verrà scoperti a bere un caffè al bar si rischia un’immediata condanna per uso illecito di fondi (di caffè) pubblici.
Si dovranno effettuare lavori socialmente (in)utili per un tot di ore settimanali e si potranno rifiutare solo tre lavori offerti dalle agenzie dell’impiego. Quest’ultima clausola è facilmente superabile perché, prima che l’agenzia sia in grado di proporre tre lavori in un arco di tempo ragionevole, al redditato può tranquillamente crescere una bella barba bianca e a quel punto può chiedere la pensione di cittadinanza.” E’ la somma che fa il totale”.
Si prospetta un periodo di vacche relativamente grasse per i poveri del nostro paese che potranno finalmente contare su un valido aiuto su quale appoggiarsi.
Naturalmente, essendo i poveri residenti in Italia una cifra consistente, per reperire i fondi (oltre che fare bancarotta) gli altri italiani si vedranno ridurre automaticamente gli stipendi, cancellare tutte le famigerate tax expeditures (agevolazioni fiscali ) , vedranno aumentare le tasse, le bollette, la benzina,, i ticket sanitari, le medicine…
E in più dovranno rendicontare allo stato quante volte vanno al cinema/teatro o in pizzeria o varie ed eventuali, perché se riterrà che si stiano divertendo troppo, potrà chiedere di essere più morigerati.
In compenso però, gli evasori grandi e piccini potranno stare tranquilli: è in arrivo un ennesimo bel condono.
Italiani, il governo vi ascolta, tacete e andate in pace.
P.S.: Ho preso l’argomento con vena umoristica perché mi è congeniale ma non per questo non mi rendo conto che questo sia un tema molto serio.
Penso, al contrario, che sia uno dei temi più importanti attualmente con la povertà in crescita.
Ciò non toglie che per come viene gestito in questo momento dalla maggioranza di governo, mi lasci molte perplessità. La prima è dovuta alle coperture che rischiano di mandarci in bancarotta, e a seguire il modo come è stato impostato.
Riconosco però ai grillini il merito di averlo portato alla ribalta come un problema serio da affrontare ma non apprezzo il modo, l’atteggiamento autoritario e burbanzoso di Di Maio, come se prendesse i soldi dalle tasche proprie e non li chiedesse a noi tutti.
Credo che sia giusto istituire un aiuto a chi ha bisogno (varie forme di assistenza già esistono come il reddito di inclusione) ma deve avere un importo compatibile con le risorse a disposizione (quasi nulle) e non deve rappresentare un intervento quasi umiliante per chi lo richiede.
Credo che una cifra intorno ai 500 euro per chi dimostra di non avere reddito (o insufficente a mantenersi) debba essere riconosciuto per un tempo stabilito che potrebbe essere un paio di anni. Che però non rappresenti una specie di carta di identità del povero della quale vergognarsi quando si presenta nei negozi.
Dovrebbe essere corrisposto tramite bonifico e chi lo percepisce dovrebbe essere libero di spenderlo come crede.
E’ chiaro che bisogna avere fiducia che chi si dimostra povero da richiedere un sussidio, quando lo ottenga non andrà a spenderlo in gioielli.Quindi lasciare la dicrezione alla persona e non metterla nella condizione di sentirsi umiliato quando presenta quella tessera.
Poi, va bene tutto, ma dovrebbero essere su base volontaria i lavori socialmente utili o affini, e non porre alcun limite alla eventuale non accettazione di lavori. Sarebbe davvero curioso che chi ha bisogno di lavorare non ne accettasse alcuno, ma non deve essere una costrizione accettare posizioni che magari confliggono sia con la preparazione del soggetto sia con le propie aspettative di carriera.
Va tenuto presente, secondo me, che parliamo di persone, soprattutto giovani che hanno un’enome difficoltà ad estrinsecare le proprie potenzialità in un paese come il nostro che, sinora, li ha sfruttati e relegati a posizioni marginali, precarie e pagate una miseria.
Quello che va perseguito è lo sviluppo del paese tramite investimenti per il lavoro perché l’aiuto che lo stato da al singolo sia temporaneo e costituisca solo una fase transitoria che poi sfoci i un impiego duraturo e possibilmente retribuito in maniera congrua.
Asini
Archiviato il federalismo, i leghisti ripongono la fede nell’ismo: salvinismo e dimaismo. I due vanno alla grande, volano niei sondaggi, checchè se ne dica agli italiani piacciono una cifra che aumenta ogni giorno di più.
Mi sto svegliando straniera in patria: si, lo dico: io non mi sento più italiana! E in questo momento non mi sento neppure di dire che sia un fortuna esserlo.
Diciamo che sono un’italiana perplessa.
Manda bacioni il ministro dell’interno, bisogna dire che non ne avevano ancora avuti di cosi affettuosi. Fa tenerezza nel suo completino blu, giacca e pantalone ben stirato con cravatta regimental un po’ stretta sul collo paffuto. Ma, mentre manda bacioni, esprime grande soddisfazione per la “cattura” del sindaco di Riace, a quanto sembra un pericoloso traffichino che trafficava coi migranti. Ma, aspettiamo un momentino, potrebbe pure darsi che ci siano degli equivoci, esiste ancora la presunzione di innocenza, presumere la colpevolezza di uno appena arrestato mi sembra un po’ da presuntuosi.
Ma il ministro non fa sconti, intanto mostra tutta la sua soddisfazione per aver assicurato alla giustizia (la stessa che quando ce l’ha con lui o la Lega non gli è proprio simpatica) un “pericoloso manigoldo”.
Ma direi che ancora non si possa dire, tempo al tempo.
Il ministro del Lavoro, dal canto suo, non può che fremere di passione per il collega e sottolineare la sua linea, ovviamente quella del rigore verso i malviventi.
Oggi tocca a Salvini domani toccherà a Di Maio salire sul pulpito con qualche bella novità.
Sembrano la riedizione moderna di Stanlio e Ollio, fucile in spalla, mentre marciano nella Legione straniera.
Ma li finisce che li cacciano, se non ricordo male.
Guardo gli asini che volano nel ciel…
Mi piace una cifra questo pezzo:
Chiedere a Rocco
Il merito, sembra, sia tutto dello strapagato Rocco. Ma si guadagna tutto il lauto stipendio, considerato il successo dei Cinquestelle, ora che la puzza sotto al naso nei riguardi dei media, sta diventando “Eau de Casalino nr.5 (etoiles)”. Trovo curioso, però, che il grande stratega della comunicazione, portavoce del premier, sia di nuovo nella bufera per un suo audio. Quello in cui dice:…” già mi è saltato Ferragosto, Santo Stefano, Santo Rocco, Santo Cristo… Mi chiamate come i pazzi, datevi una calmata, tutti cento volte mi state chiamando. Una volta, poi semmai mi mandate un messaggio, nel caso vi rispondo, basta. Ragazzi, non mi stressate la vita”, rivolgendosi ai giornalisti che gli chiedevano quali fossero le intenzioni del governo, subito dopo il crollo del ponte Morandi.
Lui si è scusato dicendo che non voleva offendere le vittime di Genova.
Ma è chiaro, si legge tutta la considerazione che ne ha, tra le righe, si capisce pure il suo scoramento e la partecipazione umana…
E solo qualche giorno fa ne era uscito un altro dove affermava che se non si fossero trovati i soldi per il reddito di cittadinanza, sarebbe partita la vendetta contro il Mef.
Trovo curioso che Casalino sia diventato d’un tratto cosi “distratto” da lasciare trapelare queste sue esternazioni, che non sono quelle che ci si aspetterebbe da chi deve rappresentare il primo ministro. Dovrebbe parlare da primo ministro anche lui, invece si esprime come una caricatura del boss di provincia con un eloquio cettolaqualunquista.
Che lui abbia dovuto saltare le vacanze d’agosto a causa del ponte saltato, con conseguente salto dal ponte delle macchine che vi transitavano, nella sua qualità di portavoce del premier, mi sembra il minimo che gli potesse capitare e dovrebbe ringraziare il suo santo protettore omonimo.
Ma si può ovviare allo stress che Casalino dice di dover affrontare semplicemente eliminando lui. Conte, la voce, se la può anche portare da solo e cosi potremmo risparmiare un bel gruzzolo, dopotutto il premier parla poco e quando parla non dice quasi niente.
Se se ne sta zitto non se ne accorgerà nessuno E Casalino, a quanto pare, meno parla e meglio è.