Nevrosi e fobie

Chi soffre di attacchi di panico o di ansia, in genere, viene considerato,perlopiù, una persona psicolabile e con la tendenza ad essere aggressiva. Al contrario è una persona  che, in genere, ha subito traumi infantili e che si ritrova con questi disturbi che si manifestano quando gli è difficile  capire  la realtà in cui si trova a vivere ed inconsciamente la rifiuta.

Sono un  campanello d’allarme che significa che il soggetto sta adottando uno stile di vita che comprime troppo la sua vera personalità, Ne soffrono, in genere, di più le donne perché è a loro che viene spesso  richiesto di sopportare situazioni familiari o di lavoro che non sono soddisfacenti o comportano gravi compromessi con se stesse e con la propria indole o carattere. In genere perché alle donne viene richiesto sempre di mediare tra le varie posizioni soffocando  le proprie personali aspirazioni e il proprio vero carattere, a favore del” bene comune”.

Sono quasi sempre le donne alle quali viene richiesto di “adattarsi”, ancora oggi e forse più che mai, di lasciar perdere le proprie aspirazioni, di negarle, di non approfondirle perché le porterebbe a  non avere tempo sufficiente per pensare agli altri. Sono le donne a doversi sempre prendere cura degli “altri”, siano essi il coniuge, i figli, i nipoti, i bisognosi, i genitori anziani…e sono quasi sempre le donne a dover farsi carico di accudire una moltitudine di persone che richiedono le loro cure costanti .

Le crisi di panico possono insorgere quando la vita procede su binari prestabiliti dagli altri ma l’inconscio lavora in maniera tale da lanciare messaggi al soggetto che servano a fargli prendere consapevolezza che sta percorrendo un strada che non gli piace, che sta soffocando tutte le proprie personali aspirazioni  in nome del famoso “quieto vivere” o sta semplicemente subendo passivamente un  puro e semplice condizionamento prodotto in anni e anni di continui lavaggi del cervello su quello che si “deve” fare, necessariamente e senza nemmeno provare  a protestare.

A soffrire di attacchi di ansia e di panico, sono, in genere le persone più sensibili che sentono di doversi adeguare alle aspettative di genitori, mariti, figli, moglii, ma che sentono altresì il bisogno insopprimibile di seguire le proprie personali e legittime aspirazioni. Che si sentono in tutto e per tutto inadeguate a soddisfare queste esigenze ma che per paura di deluderli si piegano a cercare di soddisfare al massimo le loro  aspettative. E in genere sono persone che hanno difficoltà a dire di no.

Fanno molta fatica a non cercare di essere quello che gli altri si aspettano da loro ma, nel contempo soffrono molto dell’incapacità di sottrarsi senza sentire enormi complessi di colpa  che si sommano all’ansia e poi sfociano nelle fobie o nelle crisi di panico.

Bisogna imparare a dire di no, un no forte e chiaro può spiazzare sul momento l’interlocutore, può provocare la di lui rabbia, persino scatenare le sue ire perché chi si aspetta che una persona reagisca sempre in maniera previdibile e consona alle proprie aspettative, può anche mostrare reazioni insapettate e irose. Iniziare a dire di no, comunque libera l’energia soffocata nel reprimere le proprie emozioni  e sensazioni e con molta calma e spesso con l’aiuto di farmaci o psicoterapia, si riesce ad alleviare una sintomatologia estremamente dolorosa e chi ne ha sofferto e ne soffre sa bene a cosa mi riferisco.

Sta diventando sempre di più una malattia diffusa  con molte ricadute sui costi sociali. Ne soffrono di più i giovani (o le giovani) ma ne soffrono persone di tutte le età e senza distinzione di genere. E sono in aumento  perché è in cresciuta, soprattutto nelle donne, la consapevolezza di voler contare  e portare il proprio contributo alla società  in maniera autonoma e indipendente dalle aspettative degli altri. Ma risulta molto difficile  in tempi di crisi economica e, soprattutto valoriale, trovare la strada per realizzare le proprie aspirazioni. I giovani ne soffrono ancora di più perché la consapevolezza che il tempo  a loro disposizione non è illimitato e i treni che non passano in un certo periodo della vita, passano molto difficilmente in altri periodi, quando, magari, si è già consolidata una certa mentalità indotta dalle circostanze per cui  è sempre più difficile persino interpretare certi sintomi.

Per questo molti giovani (e meno giovani) si rifugiano in sostanze pericolose e nocive o nell’alcool o fanno sempre più ricorso indiscriminato a psicofarmaci o sprecano gli anni migliori del loro massimo potenziale di energia e di capacità intellettiva, passando le giornale a letto o chiusi in camera a digitare lo smartphone  o interagire con altri nelle stesse condizioni, nei social.

Trovano sempre più spesso anche pochissima solidarietà e comprensione e per questo motivo evitano di farsi curare o di parlarne neppure con le persone di famiglia o  amici per paura di essere giudicati deboli.

E sono ancora e soprattutto donne quelle che soffrono maggiormente di questa situazione perché ancora e sempre  maggiormente discriminate in tutti gli ambiti lavorativi, di carriera o di studio. Le donne o le ragazze si rendono conto molto presto di cozzare contro il muro di gomma dell’insensibilità ai  loro problemi da parte di un società solo apparentemente emancipata e moderna,  ma che in realtà è sempre più ostile e chiusa alle istanze femminili.

Un esempio su tutti lo hanno fornito le parole di Papa Francesco sull’aborto che ha paragonato chi abortisce a chi si serve di un sicario per commettere un assassinio.

Sono parole durissime e gravissime da parte della massima autorità ecclesiastica che non possono che rendere ancora più  difficile il già difficilissimo cammino della donna e della sua liberazione degli stretti vincoli che l’hanno tenuta ancorata alla tradizione che la vuole ancora asservita alle esigenze degli altri e impossibilitata ad esprimere appieno tutte le proprie potenzialità.

Impariamo tutti a dire più spesso di no a chi si aspetta da noi un’accoglienza incondizionata delle sue rischieste, perché esistono persone che pensano che sia giusto chiedere ed essere esauditi nelle proprie richieste senza tenere in nessuna considerazione che gli altri potrebbero non essere affatto d’accordo. L’egoismo e l’egocentrismo sempre più diffuso nella società attuale richiedono  un’autodifesa e una guardia alta nei confronti di soggetti tendenzialmente autoritari che, dietro un’apparenza gentile e comprensiva celano una personalità arrogante e dispotica (anche tra gli stessi congiunti stretti o amici e conoscenti di lunga o corta data) e magari sono affetti da patologie nevrotiche delle quali sono inconsapevoli o non vogliono riconoscere.

Sta a noi riconoscerli in tempo e tenerli a distanza di sicurezza proprio per evitare che limitino la nostra capacità di movimento e formino, nel tempo, un ostacolo alla nostra crescita individuale o addirittura, gettino le basi per la formazione di persistenti e invalidanti nevrosi.

Se vuoi la pace…

Si vis pacem, para bellum. Ed è proprio quello che sta accadendo in queste ore al governo: si fanno la guerra sulla pace… fiscale.
Cioè sul condono che i grillini non vogliono. Perderebbero la faccia del tutto a favore di quella pasciuta di Salvini che ormai dilaga come un fiume che esonda.
Ma non si può avere tutto nella vita: hanno accettato entrambi questa convivenza impossibile ed ora i problemi vengono fuori. E a farne le spese siamo sempre noi, popolo sovrano trattato come l’ultima delle serve (passatemi il termine anacronistico).
Insomma vogliono fare le nozze coi fichi strasecchi e, contemporaneamente, fare i fichi che vanno a nozze. Ma entrambi i vicepremier hanno disertato il vertice sulla manovra per stilare il documento da inviare a Bruxelles entro la mezzanotte di oggi (mi sa che all’una saranno ancora li a discutere con caffè e ammazzacaffè); non vogliono essere sul luogo del delitto mentre si compie l’assassinio della nostra economia. Ci sta Tria, catechizzato al punto giusto e con le manette ai polsi e alle caviglie, manca solo il bavaglio ma sarebbe stato troppo anche per il governo Vorreimanonposso (proprio). Ma entrambi i ministri finti vice, sono piuttosto voglio comando e posso e pertanto l’atmosfera è quella della vigilia della dichiarazione di guerra.
Ma in fondo ai grillini che cosa costa accettare e fare buon viso a questo provvedimento della Lega? Gli costa che gli verrebbe rinfacciato dagli elettori che si aspettano giustizia sociale, il cavallo per eccellenza di battaglia del Cinque stelle. Mica possono fingere che sia morto di sete. E poi devono almeno fare qualche manfrina , dare a vedere che non ci stanno, fare un po’ di confusione per vista politica. Mica sono scemi. Ma intanto perdono consensi e lo sanno. Li controllano al secondo.
Il reddito di cittadinanza è un punto fermo per loro, ma è ancora tutto avvolto nella nebbia più fitta e soprattutto non ci sono i soldi e di prestarceli a fondo perduto, a Bruxelles non ci sentono.
Ma il dubbio che sia la Lega che i Cinquestelle sapessero da sempre che i soldi non li avrebbero mai trovati se non scassando i conti del paese, ma che vadano avanti a muso duro proprio perché il fine ultimo di entrambi non è governare l’Italia ma mandarla a gambe all’aria per farla finire fuori dalla UE, non è ancora venuto a nessuno?
Sento già voci in lontananza che dicono in coro: ma va…, ma davvero?

La grande forza di Ilaria

Non si sa perché tanta ferocia contro il povero Stefano Cucchi, ma oggi, finalmente il carabiniere Francesco Tedesco, ha confermato la tesi della sorella Ilaria: Stefano Cucchi è morto a causa delle percosse subite mentre era in stato d’arresto,morto proprio a causa di quella violenza inaudita e inspiegabile da parte dei Carabinieri che lo avevano in custodia.
Ministro Salvini, chieda scusa, a nome dello stato italiano che lei rappresenta.
Lei ha detto questo di Ilaria: “Ilaria Cucchi? Capisco il dolore di una sorella che ha perso il fratello, ma mi fa schifo. E’ un post che mi fa schifo. Mi ricorda tanto il documento contro il commissario Calabresi”.
Lei lo ha detto ed ora che sappiamo come sono andate le cose è lei che deve chiedere scusa ad Ilaria e lo deve fare forte e chiaro ed è sempre lei che deve andare a casa Cucchi, suonare il campanello, attendere che le venga aperto e porgere le scuse sue e di tutto il paese a quella famiglia che ha subito di tutto in questi nove anni ed è sopravvissuta a tanto dolore proprio grazie alla forza ed alla tenacia di Ilaria Cucchi.
Lei, vicino a questa donna, si deve inchinare perché è una grande italiana e lei ministro e vicepremier che l’Italia rappresenta nelle sue Istituzioni, non può dimostrare l’arroganza che sta dimostrando, ancora, nei suoi confronti.
Non può buttare li il solito ritornello delle “mele marce”.
Lei, che ora rappresenta le Forze dell’Ordine nel loro insieme, lo deve fare con l’umiltà richiesta ad un servitore delle stato e non con l’arroganza di chi, arrivato al potere si crede di poter aprire la bocca e distibuire pagelle a tutti.
La famiglia di Stefano Cucchi ha tutto il diritto di non considerare, per nulla, il suo invito al Viminale.
A fare che? A renderle forse omaggio? E’ lei in torto, è lei che ha fatto quell’affermazione verso una donna che subito un’esperienza terrificante e lei ora, ha il dovere di andare col cappello in mano a chiedere scusa per quella sua frase atroce ed inopportuna.
So già che non lo farà e sbaglierà. Sbaglierà di brutto perché l’autorità non proviene dal potere ma da dentro, se lei non sente il bisogno di fare questo gesto verso chi lei ha profondamente offeso e verso chi è stato profondamente offeso dallo stato, allora lei, per me, ha già fallito nel portare avanti un ministero cosi delicato. Ci pensi e si ricreda prima possibile.

Altri problemi

Informo i miei venticinque barra trenta lettori, che l’argomento che andrò a trattare e piuttosto scabroso ed è meglio prenderlo con i guanti e magari pure con qualche molletta della biancheria a portata di mano.

Dunque il fatto è il seguente:

oggi, intorno all’una, mi trovo seduta comodamente all’esterno di un ottimo bar- pasticceria con comodo di riviste e giornali mentre stavo sorbendo un ottimo cappuccino.

Viale alberato, centro città, poco traffico, sole magnifico…insomma, giornata splendida che solo ottobre qualche volta ci regala, prima che arrivi la stagione delle piogge. Ebbene, me ne stavo li seduta a sorbirmi il cappuccio (sedie e tavolini all’esterno si trovano sotto un portico con pavimento tirato a lucido, poco passaggio data l’ora) e a parlare al telefono con un’amica, quando mi accorgo che viene verso di me un “signore” con ben due cani, alla vista due mastini napoletani, guinzagliati ma senza museruola.

Non ci faccio troppo caso visto che sono guinzagliati e continuo a parlare girandomi verso la vetrina.

Ma…cosa vedo riflesso sul vetro luccicante?

E qui arriva la parte più difficile da descrivere. Mi scuso se dovrò essere un po’, diciamo cosi…cruda, nella narrazione, ma i fatti me lo impongono.

Bene, cosa vedo? vedo i cani che si fermano subito dietro di me e uno dei due si mette in posizione comoda per…no, non per fare pipì no, ma per la… popò. Lo so, qualcuno potrebbe obiettare: “ma che cosa ci racconti”? E avrebbe ragione, stento a crederci anche io, ma vi assicuro che è andata proprio cosi.
Bene, dunque lo vedo che fa quel che deve fare mentre il padrone lo guarda con affetto e pensa “bravo, lo vedi che ce l’hai fatta?”.

Lo si capisce dallo sguardo, non chiedetemi come l’ho capito, l’ho capito! E poi osserva il “reperto” e si dispone ad indossare i guanti ed estrarre il sacchetto per riporlo con grande cura.

E allora…, perdonate ancora se la cosa è piuttosto indecente ma non posso non raccontare quale è stata la mia subitanea e del tutto spontanea reazione alla vista di tutto ciò:
“Ma che schifo!” ho detto parlando al telefono: “C’è uno uno che l’ha fatta fare al cane sotto al mio naso”.

Non l’avessi mai detto! lesa maestà canina. Il “signore, un energumeno che conosco di vista perché gira pascolando i suoi cani per tutte le strade del centro, a tutte le ore, si indigna e si infuria come un toro nella plaza e con la faccia paonazza mi dice:”…

No non lo posso proprio dire quello che mi dice,  anche se c’è l’ho stampato  in testa a lettere di fuoco…come dite? Siete curiosi?Cosa mai può avermi detto?

Non lo indovinereste mai. Non posso ripeterlo ma diciamo che ha fatto un paragone, secondo me da vero cafone.

Insomma si è capito no? Ne ha tratto una certa somiglianza, ecco. Al che, scusate tanto, ma non ho potuto non rispondere che gli umani, donne o uomini, adottano, diciamo cosi… maggiore riservatezza.

Non l’avessi mai detto. Sapete cosa ha risposto? testualmente: …no, non posso ripeterlo, ma vi posso assicurare che è stato molto, ma molto offensivo, per soprappiù, il gentiluomo.

Ecco, si proprio cosi. Ora avete capito bene perchè ho premesso che l’argomento era alquanto scabroso e me ne scuso ancora.

Naturalmente ci sono rimasta di…della stessa materia del “reperto”, ma dopo essermi ripresa e aver detto all’energumeno che lo avrei denunciato, me ne sono tornata verso casa un po’ avvilita. Qui arrivata, ho telefonato alla Polizia Locale e devo dire che il dialogo è stato piuttosto esilarante.

Alla mia domanda su cosa prevedessero le regole del Comune in tema di cani relativamente alle loro necessità biologiche nei luoghi pubblci, la vigilessa, con un certo imbarazzo, non ha saputo darmi una risposta esauriente, ma solo la sua solidarietà. Al che l’ho ringraziata, ma le ho fatto notare che lei rappresenta l’autorità cittadina e che io non ho telefonato per sfogarmi con lei ma per sapere come comportarmi se mi succede ancora, magari, di trovarmi al ristorante o in pizzeria mentro sto mettendo il boccone in bocca e un grazioso Fox Terrier me la fa sui piedi. Lei ha risposto che deve avere guinzaglio e museruole e…eh si, dico io, ma e per le parti, diciamo cosi, alla parte opposta del muso, cosa prevede il regolamento comunale?

Non ha saputo proprio rispondere, si è scusata, ha voluto il nome  e telefono e ha detto che mi avrebbe risposto al più presto, che l’avevo trovato un po’ impreparata…dall’una alle 9, ancora non ha risposto e ho qualche dubbio che lo faccia nei prossimi venti anni.

Forse non ha trovato il codicillo che prevede una normativa circa i “bisogni” estemporanei dei signori amici dell’uomo e, mentre si trovano in lieta compagnia del padrone nei luoghi pubblici affollati e pieni di gente che mangia…

Forse sta chiedendo lumi a Palazzo Gigi(DiMaio), forse lui ha una risposta da darmi, forse il governo del cambiamento ha la soluzione innovativa anche per questo?

Ma, si è appena insediato, per ora ha altri problemi.

 

Confronto e democrazia

“Caro Beppe, interessantissima la lettere da Mariagrazia Gazzato “Il movimento MeToo e la coscienza di Brett Kavanaugh” ( https://bit.ly/2pL1m4U ): è un esempio perfetto del lato peggiore del movimento #Metoo. Dal desiderio di giustizia per gli abusi subiti si passa all’odio, e la legge non conta più. Non importa che i testimoni citati dalla Ford abbiano contraddetto le accuse. Non importa quante bugie l’accusatrice abbia detto (“da allora ho paura di volare”, ma ha una cattedra alle Hawaii che raggiunge regolarmente per aereo, ad esempio). Kavanaugh, in quanto uomo, è colpevole e deve pagare. Beppe, io un violentatore lo vedo molto volentieri in carcere. Ma il movimento #metoo sta diffondendo l’idea che gli uomini siano tutti delle bestie e le donne tutte delle vittime. Secondo me continuando cosi’ l’unico effetto che sortirà dal movimento non sarà dare alle vittime il coraggio di accusare gli eventuali colpevoli, togliere lo stigma dalle vittime, contrastare questo pensiero assurdo che una donna vittima di violenza se la sia cercata. Ma l’effetto sarà tutto il contrario: una lotta di potere tra due gruppi egualmente disposti alla violenza – gli uomini e le donne – mentre i violentatori continueranno a violentare impuniti e le vittime continueranno a vergognarsi di essere state violentate.

Andrea Mazzei”

Questa lettera è stata pubblicata oggi sulla rubrica Italians del Corriere della Sera, a seguito del mio articolo qui pubblicato  con il titolo “L’arroganza del potere”.

Non mi stupisce la veemenza con la quale il signor Mazzei scaglia contro di me e contro il movimento MeToo (con il quale non ho niente a che fare) ho già sperimentato come il fatto di esprimere opinioni che vanno contro il mainstream consolidato, ottenga spesso delle reazioni anche piuttosto “violente”, ovviamente solo verbalmente.

In questa lettera del signor Mazzei (che inviterò a confrontarsi) si esprime solidarietà a priori al potere consolidato senza se e senza ma, si presume senza alcun riscontro oggettivo che le accuse siano tutte bugie e mi si da dell'”odiatrice” a priori.

Inoltre il signor Mazzei si scaglia contro il movimento MeToo che ha avuto la “colpa” di sollevare il grosso velo di ipocrisia che celava le molestie, le violenze compiute da molti personaggi famosi in molti campi e che ora dovranno dimostrare la propria estraneità ai fatti o pagare per i reati commessi.

La chiosa poi, nella quale afferma che a causa proprio delle denunce i violentatori continueranno a violentare, va contro ogni logica. Secondo il pensiero di Mazzei,  chi subisce violenza deve tacere e subire e solo cosi si potrà mettere fine a questi ignobili soprusi.

Non mi stupisce, ripeto, ma in Italia c’è ancora la Democrazia e spero che continui ad esserci a lungo e che sia sempre permesso esprimere liberamente le proprie idee sia quando si è d’accordo col pensiero corrente sia e soprattutto quando si è contrari.

Signor Mazzei, si confronti liberamente qui, io non temo il confronto ma lo trovo molto utile a chiarire le diverse posizioni e anche, eventualmente a ricredersi se ci si accorge di avere sbagliato.

 

 

Nu guaglione

Oggi lo spread a 313 mi ha ricordato la macchina di Paperino. Non proprio uno fortunato.

Ma Di Maio difende il Def e non intende arretrare di un passo, dice, il vento è cambiato e lo abbiamo noi in poppa e ora con la nostra manovra del popolo faremo crescere il Pil che non passerà più dalla porta.

Intanto Salvini ci porta in casa Marina La Penna, la leader di destra destra, la corsara nera e i due sono davvero una coppia esplosiva: capitano (Bluto) lui, corsara nera lei. Il meglio che possa offrire il popul-sovranismo italo-francese.

Entrambi hanno scaldato le sedie del Parlamento europeoa lungo e hanno accumulato una discreta fortuna, tutta investita in titoli delle banche tedesche, mica scemi! Il differenziale sale e loro ci guadagnano qualcosina.

Mentre gli italiani ci perdono tutti i giorni e forse tutto tra pochissimo.

Ma Grillo è soddisfatissimo e parla di DiMaio come di “nu guaglione napoletano”, una sua creatura, ma gli sta già prendendo le misure della “cassa” (naturalmente augurandogli lunghissima vita, parlo solo in termini politici).

Fico se ne va a Bruxelles a tenere in caldo la manovra e a rassicurare i tecnocrati che c’è qualcuno che tiene i conti a posto. Ma con Le Pen mai.

Ma quanti governi abbiamo? Me lo sono chiesto perchè ognuno va per la propria strada e si sta formando un ingorgo.

Il prof Savona ministro degli affari esoterici dice “io riesco a discutere con i Salvimaio, se hanno chiamato quattro tecnici una ragione ci sarà”. Quindi i governi sono cinque: Salvini, DiMaio, Conte, Tria, Savona (quello del cigno nero).

Volendo potremmo spiegare la manovra a Paperino e vedere come la prende lui. Di sicuro potrebbe darci qualche buon consiglio e qualche perla di saggezza per tirarci un po’su il morale.

“Paperino non usava mai i pantaloni, ma una volta che usciva dalla doccia metteva un asciugamano intorno alla vita. Ma tanto girava sempre nudo! ” .

Ecco noi, fra un poco dovremo girare tutti solo con la casacchina e speriamo che il governo ci lasci cucirci delle tasche sulla biancheria intima. Ma non so…

la vera 313

 

L’arroganza del potere

Le denunce di molestie, soprusi, stupri, violenza, da parte delle donne nei confronti di uomini di potere, trovano sempre muri altissimi, ma qualche volta lasciano il segno. Come nel caso del movimento MeToo che compie un anno.

Ma in generale le donne che denunciano sono viste come delle povere pazze, ricattatrici, strumenti in mano all’opposizione politica e via cosi.

E non hanno mai prove sufficienti da portare. Soprattutto se i fatti sono lontani nel tempo. D’accordo, ci vogliono prove certe per condannare qualcuno, vero! E a nulla sono servite le proteste delle donne (ma anche uomini) a Washington, davanti alla Corte Suprema ed al Senato, dove sono state arrestate 300 persone.  Il prossimo giudice di Corte Suprema americana, Brett Kavanaugh, però, nonostante la sua conferma deve sapere che ogni volta che appoggerà le terga su quella sedia, deve sentire friggere la “parte” come fosse seduto sulle fiamme dell’inferno e sarà un bel problema.

Perché il giudice Kavanaugh, per come si è comportato, pare avere rispetto solo per il suo “signor c…”, cosi lo chiama Jack Lemmon nel film” Prigioniero della seconda strada”. Ma ogni volta che lo sentirà infiammarsi non potrà non pensare:” Brett, lo hai portato a casa, sei stato bravo,ma lo sai benissimo a che prezzo e se hai la coscienza che dici di avere, ogni mattina, guardandoti allo specchio, non puoi non vedercelo riflesso”.

Le donne che hanno, con coraggio, strappato quel velo che copre l’ipocrisia del potere, ora non devono perdere la speranza che le cose possano cambiare.

Christine Ford (la psicologa che ha denunciato un tentativo di stupro da parte del giudice quando erano entrambi studenti), per ora, ha perso la sua battaglia, ma sono sicura che in cuor suo si sente vincitrice. L’uomo di potere che ha accusato di violenza non se la passerà liscia nonostante sia stato  confermato al suo posto. Dovrà mostrare la “faccia” tutti i giorni e non sarà un’impresa facile.

E lo stesso deve valere per tutti quanti sono stati denunciati dopo anni, da donne che finalmente hanno trovato il coraggio di parlare. Anche se, aiutati dal loro potere se ne potranno infischiare.

E le donne americane hanno una possibilità, fra poco e la devono utilizzare al meglio: il voto.

Perché saranno pure una, nessuna, impotente, fragile, ma in centomila e passa, possono diventare un’onda che travolge qualsiasi cosa, anche l’arroganza del potere.

Scusa Judith

Ho guardato il video dove Judith Romanello, una ragazza orginaria di Haiti, ma adottata da genitori italiani e residente a Spinea (Ve), racconta di essere stata respinta ad un colloquio di lavoro con un ristoratore mentre si presentava per un posto di cameriera con questa motivazione: “sei nera potresti fare schifo ai clienti.

Quando ho letto la notizia su “La nuova di Venezia e Mestre”, non ci volevo credere.

Ma come è possibile, ho pensato che siamo ancora a questo punto? Nella mia regione non avevo ancora sentito episodi di razzismo cosi eclatanti, anzi, il Veneto è tra le regioni che accolgono di più e che hanno un alto livello di integrazione. La cosa mi ha fatto letteralmente inorridire.

Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, ha immediatamente  chiesto scusa a Judith e detto che farà di tutto per rintracciare il colpevole di questo atto gravissimo.

Lo voglio fare anch’io da qui: scusa Judith, non ti affliggere, il mondo è pieno di cretini, vai avanti per la tua strada a testa alta, sei una bellissima ragazza, sii orgogliosa del bel colore ambrato della tua pelle, che noi  “bianchi” cerchiamo con tutti i mezzi di ottenere stando ore al sole o sotto le lampade.

Spero vivamente che quella persona venga rintracciata e che gli venga fatto pagare questo gesto gravemente discriminatorio nei tuoi confronti.

E vorrei invitare i politici, soprattutto leghisti, ad abbassare il tono della discussione sui migranti: tutto questo baillame che stanno facendo da quando sono al governo, non aiuta certo e può indurre qualche cretino a comportarsi in questo modo indegno.

Caro Snoopy

“Era una notte buia e tempestosa”. Cosi Snoopy inizia tutti i suoi romanzi. Seduto sul tetto della sua cuccia, il celeberrimo bracchetto dei Peanuts, batte sui tasti della vecchia macchina da scrivere, la lingua che sporge dalle labbrucce, lo sguardo perso tra le nuvole, mentre cerca la concentrazione per proseguire la sua opera.

Di tutti personaggi dei fumetti,Snoopy è quello che mi ha sempre divertito di più. Con quella sua aria da intellettuale, saggio, filosofo, e sempre riuscito a farmi sbellicare dalle risate o semplicemente a farmi sorridere o ridere e a sollevarmi lo spirito in momenti difficili.

Ne ho una raccolta ponderosa, alcuni li tengo sempre a portata di mano e se capita, gli do un’occhiata e, anche se la maggior parte li conosco a memoria, non posso fare a meno di trovarli esilaranti.

Come cane, inteso come amico fedele compagno dell’uomo, bisogna dire Snoopy non è un granchè.

Il suo attaccamento a Charlie Brown, non sembra essere cosi forte. E’ stranamente indipendente, più gattesco che canino. E sfrutta, spesso, l’affetto del padrone per farsi trattare nel migliore dei modi possibili.

Come, ad esempio, quando pretende di farsi arredare la cuccia come una reggia e non si capisce dove finiscano i quadri e i divani e suppellettili varie, che, via via, vengono trasportati dentro quel minuscolo abitacolo.

E’ l’assurdità di quel cane cosi petulante ma cosi simpatico, cosi pieno di sé ma cosi generoso che evidenzia tutta la peculiarità di un personaggio creato dall’intelligenza sopraffina di Charles Schulz, il quale ha voluto compendiare in quel minuscolo personaggio a quattro zampe, tutte le contraddizioni dell’umanità.

Inutile dire che io lo adoro. Per me è stato un amico, un fratello, una “medicina”, un cardiotonico, un “integratore affettivo” in molti periodi difficili che nella vita tutti abbiamo. E non mi ha mai deluso. Girare le pagine del fumetto o della raccolta in Almanacco e seguire le sue avventure, mi ha sempre comunicato un po’ della gioia creativa che il suo autore deve aver provato nel disegnarlo.

Mi immagino le risate sotto i baffi di Schulz ogni volta che un suo personaggio esprimeva una battuta particolarmente riuscita.  Un cane troppo umano che trascorre la propria vita sdraiato su quel tetto spiovente, in quella posizione scomodissima , da fachiro, ma che sembra rilassarlo molto mentre osserva il volo degli uccelli e le nuvole che gli passano sopra la testa. E mentre pensa e riflette sulle cose della vita, riesce a condensare in una frase tutto quello che gli passa per la testa.

E mentre lo guardiamo un po’ lo invidiamo. Poter passare le giornate a guardare il cielo da quella posizione, magari di tanto in tanto e scordarsi di tutto e vedere solo quanto di bello ci circonda e quanto il cielo e le nuvole e gli uccelli siano, in fondo, sempre cosi a portata di mano da essere troppo spesso dimenticati.

Era una notte buia e tempestosa…ma poi è venuto giorno e la tempesta si è calmata e il sole ha riempito di luce ogni angolo buio. Forse a Snoopy non sarebbe piaciuta questa mia aggiunta, l’avrebbe trovata banale e mi avrebbe freddato con una delle sue freddure micidiali.

Come questa:

va dove ti porta il cuore

 

 

Che faccia!

A me Maurizio Martina sta piacendo. Non so perché, ma da quando si è fatto crescere quella barbetta da sparviero mi è diventato simpatico.
Mi da l’impressione di una persona seria, onesta e veramente trasparente.
E lo sta diventando anche lui trasparente, sempre più magro com’è.
Immagino che il partito lo impegni molto, si nota la sofferenza con la quale si esprime.
Ho visto qualche video della manifestazione a Roma e devo dire che mi sarebbe piaciuto esserci.
Forse avrei gridato anch’io “Unità, unità.
In contrapposizione con quello slogan ormai trito ” Onestà, onestà” che, lo stiamo constatando, non corrisponde molto al significato del termine, ora che chi lo urlava nelle piazze si trova ad occupare gli scranni del governo.
E il fatto che Martina mi sembri del tutto privo di carisma, almeno nel senso classico del termine, mi sembra, ora, quasi una qualità.
Non se ne può davvero più di leader carismatici che poi si rivelano con facce doppie e triple e con facce più simili a facce…altre, diciamo del tipo di quelle che attiravano l’attenzione di Totò e a cui si rivolgeva con questa famosa frase: “Quella faccia non mi è nuova”…
Ed abbiamo davvero bisogno di persone oneste, di facce anche sofferte ma vere.
Di persone che comunichino che sono persone per bene e che ce la mettono tutta e non pretendono di stare sul pulpito per pontificare ma che perseguono un fine onesto e chiaro, senza interessi personali o di bottega o altro, tipo ambizioni senza freni che rischiano di trovare muri contro i quali cozzare.
Mi ha quasi convinta a ritornare all’ovile, quasi quasi, se lo fanno segretario (e diamoci una smossa co’ sto congresso e co’ ‘ste primarie) rivoto Pd e poi, ne sono sicura, con lui alla guida, altre “pecorelle” non troppo smarrite, potrebbero ritrovare la strada di casa.
Home sweet home!