L’arroganza del potere

Le denunce di molestie, soprusi, stupri, violenza, da parte delle donne nei confronti di uomini di potere, trovano sempre muri altissimi, ma qualche volta lasciano il segno. Come nel caso del movimento MeToo che compie un anno.

Ma in generale le donne che denunciano sono viste come delle povere pazze, ricattatrici, strumenti in mano all’opposizione politica e via cosi.

E non hanno mai prove sufficienti da portare. Soprattutto se i fatti sono lontani nel tempo. D’accordo, ci vogliono prove certe per condannare qualcuno, vero! E a nulla sono servite le proteste delle donne (ma anche uomini) a Washington, davanti alla Corte Suprema ed al Senato, dove sono state arrestate 300 persone.  Il prossimo giudice di Corte Suprema americana, Brett Kavanaugh, però, nonostante la sua conferma deve sapere che ogni volta che appoggerà le terga su quella sedia, deve sentire friggere la “parte” come fosse seduto sulle fiamme dell’inferno e sarà un bel problema.

Perché il giudice Kavanaugh, per come si è comportato, pare avere rispetto solo per il suo “signor c…”, cosi lo chiama Jack Lemmon nel film” Prigioniero della seconda strada”. Ma ogni volta che lo sentirà infiammarsi non potrà non pensare:” Brett, lo hai portato a casa, sei stato bravo,ma lo sai benissimo a che prezzo e se hai la coscienza che dici di avere, ogni mattina, guardandoti allo specchio, non puoi non vedercelo riflesso”.

Le donne che hanno, con coraggio, strappato quel velo che copre l’ipocrisia del potere, ora non devono perdere la speranza che le cose possano cambiare.

Christine Ford (la psicologa che ha denunciato un tentativo di stupro da parte del giudice quando erano entrambi studenti), per ora, ha perso la sua battaglia, ma sono sicura che in cuor suo si sente vincitrice. L’uomo di potere che ha accusato di violenza non se la passerà liscia nonostante sia stato  confermato al suo posto. Dovrà mostrare la “faccia” tutti i giorni e non sarà un’impresa facile.

E lo stesso deve valere per tutti quanti sono stati denunciati dopo anni, da donne che finalmente hanno trovato il coraggio di parlare. Anche se, aiutati dal loro potere se ne potranno infischiare.

E le donne americane hanno una possibilità, fra poco e la devono utilizzare al meglio: il voto.

Perché saranno pure una, nessuna, impotente, fragile, ma in centomila e passa, possono diventare un’onda che travolge qualsiasi cosa, anche l’arroganza del potere.

12 commenti su “L’arroganza del potere”

  1. questa storia mi sa di bufale inbufalite. Ma dai, ma davvero credete all psicologa? Ma tu guarda questa! Si inventa di parlare dopo 40 anni? Ma dove è stata tutto questo tempo?

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  2. Tocca anche sentire giustificazioni del tipo “dopo 40 anni”, come se il fatto, man mano che passa il tempo si cancelli.
    Il fatto, se è vero, resta vero in eterno, perciò, l’osservazione “dopo tanto tempo” è inutile.
    E anche l’altra domanda: “dov’è stata tutto questo tempo” è oziosa.
    Tutto questo tempo ha vissuto, magari cercando di dimenticare. Lei sostiene che ha sentito un moto di ribellione quando ha visto che una persona, così come lei aveva conosciuto, stava per ricoprire una carica dove si richiede grande senso morale.
    Ha avuto in gran coraggio per contrastare un potente appoggiato addirittura dal Presidente Usa.
    Non c’e riuscita -i potenti hanno molti “santi in paradiso”- ma, almeno ha liberato la sua coscienza di un peso che forse l’opprimeva da una vita.
    In quanto al giudice, non si sa mai, le verità possono venire a galla quando meno te l’aspetti.

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  3. Buongiorno Mariagrazia,

    una sola domanda : e se Kavanaugh fosse innocente ?

    Qui, come nella maggior parte dei casi, non ci sono testimoni ma solo
    versioni singole contrapposte. E quindi ?

    Cordialmente

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    • Buongiorno Claudio
      potrei risponderle anch’io con una domanda e cioè: e se gli asini volassero?
      Ma le risponderò seriamente:
      secondo me, se Kavanaugh fosse innocente avrebbe chiamato a testimoniare davanti all’America e al mondo, (in fondo è un giudice, ora anche della massima istituzione)tutti i suoi amici e compagni di bisbocce. In particolare quel Mark Judge, citato da Christine Ford nella sua denuncia e che si trovava sullo stesso letto dove la donna ha raccontato che i due hanno tentato di farle violenza(lei dice al Senato: “non potrò mai dimenticare quelle risate che si facevano a mie spese”) e lo avrei fatto giurare sulla Bibbia che il fatto raccontato dalla psicologa non è mai avvenuto.
      Ma non lo ha fatto e a quanto pare non gli preme farlo neppure ora (potrebbe scagionarlo completamente da ogni accusa anche se resterebbe il dubbio che i due siano tuttora complici). Come mai?

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  4. Sig.ra Gazzato,
    D´accordo. Avrá forse anche la coscienza sporca, il Tizio, ammesso che ne abbia almeno in parte, se non una, ció di cui si dubita.
    Ma chi vince scrive la Storia, e l´alterigia, l´arroganza e l´incenso dovutogli dal Potere coprono ora anche ogni eventuale colpa.
    La „Giustizia“ e´“indipendente“ (Anche presso Erdogan, Sisi, Assad, & Co) e definisce quindi a priori che cosa sia „giusto“!
    Le „grazie“ per Taide definiscono da sempre il „peso” in bilancia (Brenno: “Veh victis!“) giá da tempi anteriori a Galileo.
    E siccome gli USA sono riferimento di fatto assoluto, sarà interessante vedere che cosa verrà definito „giusto“ quando ci sarà da
    trovare un compromesso che non faccia comodo al „padrone“, o sia stata presa una decisione senza suo preventivo benestare.
    In curiosa attesa, cordialmente.
    P.Balliello

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  5. Gentile Mariagrazia,
    io potrei essere anche propenso a pensare che se Kavanhaug avesse chiesto la testimonianza di Mark Judge o chiunque altro, la contromossa delle femministe sarebbe stata : per forza : gli uomini in certe cose sono sempre uniti. E´quindi una ” Santa Crociata ” anti-maschio oppure mi sbaglio ? Mi creda : non voglio prendere la difesa di Kavanugh ma lo stesso ordine giudiziario dice che “in dubio pro reo “.
    Cordialmente
    Claudio Partucci

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    • Claudio,
      Si, potrebbe, ma non è stato chiamato perché avrebbe dovuto giurare il falso e non si può chiederlo neppure ad un vecchio amico di bisbocce.
      Infatti, lo stesso, quando è stato interrogato ha risposto che non ricordava. Ma un conto è rispondere cosi informalmente un altro è giurare davanti alla bandiera americana e con la mano sul cuore: sono due cose ben diverse. E il gesto avrebbe avuto comunque una valore importante perché avrebbe significato che, veramente, il giudice non solo voleva togliersi dagli impicci, ma voleva rassicurare Christine che l’uomo che le aveva rovinato la vita non era lui.
      Ma questo atteggiamento, secondo me, significa una cosa sola: che non se l’è sentita di chiamare l’amico in giudizio (anche se erano insieme durante il fatto) perché avrebbe rischiato che lui lo tradisse e non poteva rischiare, tanto, sapeva benissimo che avrebbero fatto tutti quadrato intorno a lui visto che Trump lo vuole in quel posto a tutti i costi.
      Si, in dubio pro reo e cosi è stato, ma il giudice Kavanaugh non avrebbe rischiato una condanna perché sarebbe rimasto a continuare la sua vita al suo posto di giudice d’appello, ma avrebbe perduto l’occasione di fare questa splendida carriera. Infatti ha “vinto” solo per due voti di scarto. Una posta molto alta in gioco e Trump non avrebbe ceduto davanti a niente.
      Mi scusi per la lunga risposta, ma sono un osso duro e quando sono convinta di una cosa, ho un sacco di argomenti.
      Spero non si spaventi e resti con noi a commentare anche su altri articoli se li trova interessanti.

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  6. Ho seguito da vicino il caso. Vivo in America da oltre 16 anni, sono diventato cittadino americano di recente.

    Io non so se il giudice Kavanaugh, quando aveva 17 anni, ubriaco, abbia abusato di Catherine Blasey Ford.

    Qui si dice, proprio in casi come questo, “He says, she says”.

    La parola di una contro l’altro.

    La testimonianza dell’accusatrice e’ stata emotivamente convincente, ma non scevra da problemi sia interni che esterni.

    La paura di volare (falsa, a quanto ora pare); il “PTSD” che le ha fatto progettare una casa con due uscite (ma che furono costruite prima che il ricordo affiorasse in terapia); le questioni problematiche delle contraddizioni sulle note di terapia e sull’esame con il polygraph (macchina della verita’).

    Ma soprattutto la totale mancanza di conferme del suo racconto, anche da parte dell’amica che era con lei alla festa, che nega persino di conoscere Kavanaugh.

    Su tutto questo si innesta il comportamento indubbiamente cinico e manipolatore dei democratici, in particolare della senatrice californiana Diane Feinstein, che ha calcolato accuratamente la fuga di notizie circa la denuncia della Ford, per bloccare la nomina di Kavanaugh piu’ che per far giustizia, tradendo oltre tutto la richiesta della vittima di rimanere anonima.

    Kavanaugh ha tergiversato, al limite dello spergiuro, sul suo penchant per l’alcol da giovane. Ma e’ pur vero che e’ una figura pubblica da decenni e che l’FBI lo ha esaminato in sei (ora sette) diverse circostanze.

    Chi ha comportamenti violenti raramente lo fa in modo isolato. Tutte le accuse, anche quelle piu’ ridicole sono limitate alla sua gioventu’.

    Nei 12 anni di carriera giudiziaria nessuno e’ riuscito a trovare nulla da eccepire, e non credo che ci abbiano provato timidamente.

    Come molti critici di Kavanaugh lei fa un po’ un salto mortale logico, spostando la questione dalle accuse allo stile eccepibile della sua risposta in commissione.

    Lo stesso Kavanaugh ha ammesso di essersi lasciato prendere dalle emozioni, nel suo articolo post nomina sul WS Journal.

    Ma i suoi sostenitori hanno invece molto apprezzato la reazione emotiva: essere accusato di essere uno stupratore (e potenzialmente assassino, a detta della accusatrice che si sentiva in pericolo di vita durante la violenza subita) pubblicamente e con una campagna mediatica asfissiante non puo’ non procurare emozioni forti, difficili da controllare anche per una persona posata come, a detta di tutti, e’ Kavanaugh (almeno da adulto).

    Eppoi mi chiedo, vista la battaglia senza esclusione di colpi fatta dai democratici, se in caso di una deposizione pacata, non avremmo visto Kavanaugh accusato di essere freddo e calcolatore.

    Paradossalmente questa tattica “senza fare prigionieri” dei democratici, ha costretto sulla difensiva I repubblicani, che forse – se le accuse fossero state presentate subito – avrebbero evitato di presentare Kavanaugh (ma riconosco che sarebbe stato molto difficile).

    La radicalizzazione di questo caso e’ un’ottima rappresentazione di un clima politico qui in America, che sta diventando molto pesante.

    Infine, ho vissuto a Washington ed insegnato in una high school simile a quelle frequentate dai due protagonisti, conosco un poco quell’ambiente, per questo dico che il racconto della Ford mi sembra plausibile, ma rimane il pilastro dell’equita’ giuridica: le accuse devono essere provate, e un accusato e’ innocente fino a prova (provata) contraria.

    A detta di tutti non solo tale requisito (di ordine penale) non c’e’, ma neppure si e’ raggiunto il livello di prova civile, che pure e’ meno rigoroso per l’accusa.

    Qui ora alcuni dicono “believe all women” (bisogna credere a tutte le donne), ma mi sembra un criterio non solo non legale, ma addirittura pericoloso.

    Un saluto da Boston.

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    • Don Stefano

      la ringrazio di questa sua testimonianza.
      Capisco bene tutti i suoi dubbi, dopotutto sono esplicitati da molti. Ma mi piace far rilevare che lei ha scritto che la vittima voleva rimanere segreta, ciò significa che la Ford non aveva alcun intenzione di vendicarsi ma, come ha detto, si è sentita spinta da dovere civico.
      Io mi sono limitata a far osservare che il Potere vince sempre e comunque e che il giudice in assenza di prove (ma come trovarle dopo 36 anni?) può occupare quella importantissima posizione(come volevasi dimostrare), come sta facendo, ma dal mio punto di vista, per come la vedo e per come si è difeso, dovrebbe chiedere alla propria coscienza se ha fatto tutto per benino o se non ha qualcosa di cui rimproverarsi e se il suo giuramento sia stato fatto in buona fede.
      E se chi lo ha eletto ha fatto davvero tutti i passi per scoprire la verità. A mio parere no.

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