Ormai il governo parla ai cittadini attraverso Facebook. Oggi abbiamo la faccia di Di Maio, sorridente e quasi beffarda, che ci intrattiene dal pertugio che mostra dietro di lui un quadretto con un paesaggio e una lampada da tavolo, una parete dipinta di verde e una porta chiusa in legno lavorato. Un piccolo scorcio di una stanza, probabilmente la casa privata del ministro, ma poco importa. Quello che mi da da pensare è l’atteggiamento voluto e cercato, quasi intimo da “amico” del popolo.
In Tshirt blu, scanzonato, sorriso da guappo alla: “tu vuo fà l’ammerrecano” e poi l’eloquio fluido e sicuro da … politico stranavigato.
Insomma, dice Di Maio, in sintesi che si, ok, Salvini è indagato ma si tratta di atto dovuto, lui che ci può fare?
Ma pieno rispetto per la magistratura che deve fare il suo lavoro! Perbacco, non fa una grinza. E a chi gli fa osservare che ha una doppia morale perché quando Alfano venne indagato per abuso d’ufficio, lo stesso ministro twittò che si sarebbe dovuto dimettere dopo cinque minuti, lui nicchia, come i bambini. Respinge le accuse, lo disse, si è vero, ma si trattava di Alfano il quale si doveva dimettere “in quanto Alfano”.
Bella fantasia. L’ha concordata con Rocco Casalino. Gli deve aver detto: “Tu fai lo gnorri, tanto siamo in una botte di ferro, Alfano è acqua passata mentre qui vi giocate il governo, nega, glissa, fai anche un po’ il para…spifferi, ma nessuna indecisione”.
E poi, il codice etico dei ministri scritto sul contratto non prevede le dimissioni per quei reati.
Pubblico uno stralcio da “Il Fatto quotidiano” del 16 maggio scorso.
“Codice etico: fuori dal cdm chi ha condanne o è in conflitto di interessi
Una delle novità più significative appunto riguarda il codice etico di chi farà parte dell’esecutivo Lega-M5s. Nel documento, che solo in alcuni punti -poche righe sottolineate in rosso su un totale di 40 pagine- non è definitivo perché in attesa del via libera di Luigi Di Maio e Matteo Salvini, si legge infatti che “non possono entrare a far parte del governo soggetti che abbiano riportato condanne penali, anche non definitive, per i reati dolosi di cui all’articolo 7 del decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235 (legge “Severino”), nonché per i reati di riciclaggio, auto-riciclaggio e falso in bilancio; siano a conoscenza di indagini o siano sotto processo per reati gravi (ad esempio: mafia, corruzione, concussione, etc.); appartengano alla massoneria o si trovino in conflitto di interessi con la materia oggetto di delega”.
Presumo che sia rimasto questo il testo definitivo o che comunque non si discosti molto.
Dunque avevano messo pure questo nero su bianco. E bravi! Avevano già previsto quello che sarebbe successo, forse hanno scritto anche il copione della “commedia” che stanno interpretando? Mi sa di si e ogni tanto se lo rileggono per non perdere il filo.
Se la sono cantata e suonata ed ora ci propinano questa “minestra” e ci dicono: mangiarla o saltare la finestra.
Atto dovuto, lo chiama Di Maio. Cioè, diciamo che il magistrato fa il suo mestiere, è comprensibile, deve applicare le leggi ma, (sottinteso), noi ce ne freghiamo, altamente e anche bassamente!
Noi siamo diversi, siamo onesti oltre ogni ragionevole e pure irragionevole dubbio e nessuno lo può negar!
Questo, in sintesi dice Di Maio con quella sua faccia da schiaffi: fatevene una ragione, italiani, noi qui si fa quello ci pare, tanto abbiamo le “pezze d’appoggio” e le possiamo mostrare in qualsiasi momento.
Insomma, fanno ciò che gli pare, combinano tutti i ca…(case di tolleranza di antica memoria), ma va sempre tutto bene, loro hanno la “carta bianca” e possono spararle come gli vengono alla faccia di Salciccio.
Ma io che sono impertinente, gli risponderei come Totò nella scena memorabile del film “I due colonnelli”.
Semplice “atto dovuto”, mi autosollevo da ogni responsabilità.
È la virata a 180 gradi fatta da chi prima, in qualità di spettatore, si erge a censore, poi quando tocca a lui agire, dimentica le sue critiche feroci a chi l’ha preceduto e si affanna solo a raccattare scuse per il suo operato.
Oggi sentivo Di Maio vantarsi dell’azione di forza, perché finalmente qualcuno s’è smosso, l’Albania, la Chiesa, l’Irlanda, dando una lezione alla Ue.
È la nuova linea di demarcazione tra i “buoni” e i “cattivi”.
Da un lato, tra i “cattivi”, chi, messo sotto ricatto, non cede, dall’altro lato, tra i “buoni”, chi concede l’aiuto per interesse (l’Albania spera in un aiuto perché entri nella Ue; l’Irlanda è sotto schiaffo per l’immonda questione della pedofilia e cerca di recuperare dignità), e naturalmente chi l’aiuto umanitario l’ha (o lo dovrebbe avete) nel suo gene.
Il ricattatore (ossia chi ha strumentalizzato la sofferenza), manco a dirlo, si ritrova anch’esso tra i “buoni”
Anche la morale ha virato di 180 gradi.
L’attuale è uno dei governi meno opportuni e più opportunisti degli ultimi decenni.
Stanno già combinando disastri: quello della nave Diciotti è un caso di scuola che dimostra con quanta superficialità, supponenza, arroganza, questo governo affronti le questioni.
Una montatura colossale che serve solo ad equilibrare i rapporti di forza tra le due diverse componenti, antitetiche tra loro.
Se il dibattito politico sarà improntato alla “caccia all’uomo nero”, come sembra, non credo che andremo molto lontano.
Razzismo o non razzismo esiste un problema di fondo: la concentrazione di odio diretta verso dei poveracci che chiedono asilo e che serve soprattutto a coprire le varie lacune o falle nell’azione dell’esecutivo nato da poco ma già piuttosto connotato da una totale incoerenza e una schizofrenia di fondo che determina tutte le loro (non) scelte.
I veri problemi rimangono sullo sfondo, l’incapacità totale di risolverli viene coperta da uno strato di chiacchiere talmente petulanti da riuscire a creare una confusione totale. L’inconcludenza, per ora è la cifra del governo.
L’anomalia dei due capetti che governano in coppia e a fasi alterne e di un premier per finta, si fa sempre più evidente e , a mio parere, pericolosa.
Di Maio ci ha preso gusto con le minacce.
Dopo aver minacciato, il Capo dello Stato di Impeachment, e aver prodotto altre minacce, qua e là, come l’annullamento della gara con cui Arcelor Mittal s’è aggiudicato l’Ilva, ecco adesso la minaccia di non versare le quote di denaro che l’Italia s’è impegnata a versare alla Ue.
Secondo lui ammonterebbero a 20 miliardi, in realtà al netto di ciò che l’UE restituisce, sarebbero appena 3 miliardi, come spiega il docente di economia della Luiss, Giuseppe Di Taranto(Corriere della sera)
“I contributi europei ammontano per l’Italia a 14 miliardi di euro anche se Di Maio ha parlato di 20 miliardi versati ogni anno all’Europa, dimostrando così di essere ben lontano dalla comprensione della realtà del problema. Di questi 14, 11 tornano indietro sotto forma di fondi strutturali, di coesione e agricoli.”
Senza contare le sanzioni a cui andrebbe incontro l’Italia.