Oggi è la giornata della Terra. Sono sicura che non gliene importa niente a quasi nessuno.
Sarà come tutte le altre giornate dedicate: un giornata come le altre in cui si fanno bei proponimenti ma poi la “ciccia” rimane sempre poca.
Come succede per la giornata contro la violenza sulle donne, succede anche per questa che celebra la nostra amata vecchia terra che non facciamo altro che bristrattare in tutti i modi possibili, allo stesso modo la violenza sulle donne non accenna a diminuire.
Si fa davvero fatica a capire che le risorse non sono illimitate e che non si può sprecare l’acqua, inquinare i mari e i fiumi, riempire di sacchetti di plastica persino le pance dei pesci, inquinare l’aria lasciando le auto accese per ore, rendere intere aree del pianeta inaccessibili a causa degli scarichi industriali, deforestare ettari ed ettari di boschi, riempire di pesticidi i campi e i massacrare il suolo col cemento?
No, mi direbbeo in tanti, non si fa fatica, si capisce benissimo, ma tu pretendi troppo. Sei una fanatica.Che differenza fa se tengo dieci minuti l’auto accesa? E io potrei rispondere: e che differenza fa se la chiudi e mi risparmi qualche tonnellata della schifezza che esce dal tuo tubo di scappamento e finisce nei miei polmoni?
Il fanatismo è ben altra cosa. Per esempio quello degli ultras durante le partite di calcio o quello di chi non sopporta che la propria squadra perda e se ne fa un punto d’onore di perorare la sua causa in tutti i modi possibili.
Oppure ancora,chi non può fare a meno di supportare un politico o un partito e si scaglia giornalmente su tutti i social contro “l’avversario”, riempendolo di insulti o ridicolizzandolo. Questo secondo me sfiora il fanatismo.
Cercare di divulgare comportamenti che servano a proteggere la terra, a difenderla dalle aggressioni che l’uomo le sferra continuamente, secondo me non solo non è fanatismo ma è opera meritoria di salvaguardia di un bene prezioso che tanti ritengono scontato.
Questa mattina sono uscita per la mia passeggiata ed ho respirato a pieni polmoni, al parco in mezzo ai mei alberi “nuovi”, pieni di foglie appena nate e rigogliosi già, in questa primavera che sembra l’inizio di una estate già troppo calda. E i profumi, il canto degli uccelli, il colore dell’acqua del fiumiciattolo che lo attraversa e che riflette questo verde universo, preservato dalla furia degli speculatori solo perché si trova all’interno di una villa dogale e sotto la Sovrintenza delle Belle Arti, mi riempiono il cuore allo stesso modo in cui da bambina li scoprivo per la prima volta.
Altrimenti ne avrebbero già fatto un insediamento di stupide villette a schiera, vendute a prezzi altissimi e a me sarebbe precluso il piacere impagabile di camminare in mezzo alla natura.
Tutti, nel nostro piccolo possiamo fare qualcosa per la terra, facciamoci un nodo al fazzoletto per ricordarci di non tenere comportamenti sbagliati che possono sembrare ininfluenti ma che moltiplicati per centinaia di migliaia di altri comportamenti scorretti potrebbero determinare la fine del nostro meraviglioso pianeta.
Pensiamoci.
Mariagrazia, un bell’ inno alla nostra terra, la descizione che fai della tua passeggiata lungo il rivo che serpeggia nel parco di una villa sontuosa, tra il verde della natura rinnovata della primavera.
Ci vuol così poco a rispettare la natura, pur nella necessità di doverla modificare con artifici da parte dell’uomo, caratteristica questa esclusiva del nostro pianeta.
Purché nel modificarla non si perda di di vista che è la nostra “casa”, anzi la nostra madre che ci ha generati.
Penso come l’uomo abbia potuto inquinarla col mortifero amianto, le cui conseguenze si pagheranno ancora per decenni dopo che tale materiale è stato bandito; penso alle esalazioni industriali in prossimità dei centri abitati che provocano malattie e malformazioni genetiche; penso alle resistenze, per motivi economici, di sostituire il motore a scoppio delle auto, fortemente inquinante, con quello elettrico più “pulito”; penso all’inquinamento del suolo a causa delle diossine, prodotto delle combustioni, inquinamento che si trasferisce agli ortaggi, alla flora e agli animali erbivori che di questa si nutrono e infine a noi stessi; penso al noto incremento dell’effetto serra dovuto alla sovraproduzione di alcuni gas come anidtride carbonica , metano e perossido di azoto, fenomeno che aumenta la temperatura media del pianeta con vari danni climatici; penso alla distruzione dell’ozono dovuto ai gas CFC a che aumenta gli effetti nocivi della radiazioni dei raggi ultravioletti.
Insomma, la natura va rispettata
pena la nostra stessa sopravvivenza.
Eppure sembra che alla maggior parte non importi nulla e non si accorga di nulla, per me è un mistero inspiegabile.
Queste mattine di primavera sono una vera festa per gli occhi e per le narici, come possiamo non renderci conto di quanto l’inquinamento ci impoverisce e avvilisce?
Vivaldi sapeva apprezzare la natura, adoro questo brano:
Si parla di inquinamento dell’aria, dell”acqua, della terra, dei cibi.
Ma ci sono altri tipi di inquinamento che ci affliggono. Per esempio l’inquinamento acustico che affligge i nostri timpani: rombo di motori di auto e motociclette, autobus, clacson; utensili come frese, trapani, martelli pneumtici, scavatrici; elettrodomestici quali aspirapolvere, lavatrici, lavastoviglie; conduzionatori, ventilatori; sirene di dispositivi antifurto (segnalando spesso falsi allarmi); e poi aerei, elicotteri, treni, etc.
Vogliamo, di contro, catalogare i rumori naturali?
Il soffio del vento tra gli alberi, Il battere delle pioggia sulle foglie, la grandine sulle tettoie, il frangersi del mare sulla scogliera, il silenzio della neve che fiocca, (perché anche il silenzio è un “suono che manca”).
Che differenza!
L’inquinamento acustico è anche peggiore perché copre tutti i suoni della natura. Penso per esempio alle superstrade (ne passa un a vicino a casa)da quando è stata aperta, la notte, d’estate, con le finestre aperte non sento più i grilli o gli uccelli notturni che sentivo prima ed è una grave perdita perché spesso mi addormentavo pensando a cosa si raccontassero da un albero all’altro, con quei suoni così armoniosi o a volta duri come la voce delle cornacchie, ma sempre in sintonia con l’universo, mentre il suono di tutte quelle auto che passano fruscianti e rombanti, amplificato dalla notte,copre anche il più flebile cip cip e rintrona nelle orecchie tanto che devo chiudere le finestre per non sentirlo.
L’inquinamento acustico è anche insolente, penetra nelle case senza chiedere permesso.
Ma c’è un altro tipo d’inquinamento che è fuori delle nostre case e che colpisce il nostro senso estetico.
È l’inquinamento di sovrastrutture, che colpisce soprattutto le nostre città.
A cominciare dalle segnaletica stradale, divieti di transito, di posteggio, sensi unici, percorsi obbligati, posteggi a pagamento, fermate dei mezzi pubblici, cabine telefoniche distrutte, segnalazione di monumenti e percorso turistici;
segue la palificazione per l’illuminazione, il trasporto di cavi elettrici o telefonici, pali di cementi, metallici , di legno, alti, bassi, piu e nento sottili;
quindi la cartellonistica, veri e propri “piazzali” che reclamizzano , abiti, scarpe, indumenti intimi indossati da belle donne, abiti da sposa, prezziario dei supermarket(9,99 etc. con grande spreco di nove), scuole di danza, palestre, spettacoli, circhi, eventi vari;
infine le insegne di negozi d’abbigliamento, bar, pasticcerie, ristoranti, sale gioco, tabaccherie, giornalai, drogherie, salumerie, creperie, parrucchieri, cinema, teatri, librerie, gioiellerie, compro oro, farmacie, garages a ore, sexy shop,etc
Un’inquinamento silenzioso, ma pervasivo.
E, aggiungo io, che disorienta invece che indirizzare verso il luogo o il negozio che cerchiamo. Perché ormai la selva di cartelloni o cartelli di ogni tipo è talmente intricata da diventare completamente inutile.
Ma dove sono le associazioni ambientaliste? Rassegnate al degrado, impotenti o semplicemente stanche di lottare contro i mulini a vento dell’avidità e della stupidità umana?
Però, l’auto piace, così come il frigorifero e il condizionatore, oppure l’aereo per andare in vacanza e la Tav per un viaggio d’affari.
E se anche per poco manca la corrente elettrica, succede il finimondo, si spengono le luci, si bloccano gli ascensori, si fermano tutti gli elettrodomestici -aspirapolvere, phon, rasoi elettrici, televisioni, etc.- le città vanno nel panico, si sollevano le proteste.
Il progresso è, da un lato, vita più comoda, più dinamica, possibilità di godere di beni e servizi un tempo inimmaginabili -basti pernsare alla televisione o ai cellulari, o alle apparecchiature mediche o scientifiche- dall’altro lato, è fabbisogno continuo e crescente di energia, consumo di risorse, rinnovabili ma soprattutto non rinnovabili , deforestazione, inquinamento, malattie, morte.
Bisogna scegliere o l’uno o l’altro. Saggiamente, si dice, occorre un giusto equilibrio. Ecco, il difficile sta proprio in quelle due parole: “giusto equilibrio”.
Certo, ma c’è anche una cosa che si chiama sviluppo sostenibile, cioè saper sfruttare quelle che si chiamano energie pulite senza fanatismi ma con una regola che dovrebbe essere il nostro faro: le risorse delle terra non sono illimitate.