Hitchcock ci avrebbe fatto un film: “L’uomo che chiedeva troppo”, anzi il Bellomo. Togliendo quel “mo” alla fine, che è inutile, risalterebbe ancora di più la figura di questo professore ex giudice,consigliere di Stato, cacciato dalla magistratura con disonore: Francesco Bellomo
Ma, in fondo, che cosa faceva di male? La procura di Piacenza ho sta indagando per stalking e lesioni gravi, una cosetta da nulla, dice lui, tutta da provare. Pare che di prove ce ne siano a bizzeffe.
Alle sue corsiste chiedeva di firmare una specie di contratto dove si impegnavano a fare tutto quello che lui gli diceva: vestirsi come piaceva a lui, camminare, truccarsi, uscire con lui, flirtare con lui, raccontargli tutto delle loro relazioni amorose nei particolari, non sposarsi, non rifiutarsi di obbedire altrimenti avrebbero dovuto chiedere scusa in ginocchio, o subire l’onta di vedere le loro avventure amorose, papale, papale, nelle più torbide inezie, pubblicate nella rivista della scuola.
Gli è andata di lusso per anni, qualcuna è persino finita all’ospedale e salvata per i capelli dai genitori.
La scuola per futuri magistrati: “Diritto e scienza” dove il professor Francesco Bellomo, pretendeva che le ragazze diventassero sue schiave, attente a non infastidire il sultano ed eseguire tutti i suoi voleri, pena le più disparate e innominabili ingiurie e molestie reiterate di ogni genere.
Ci stavano, in tante, controfirmavano quella schifezza, si sottomettevano in nome della futura radiosa carriera che avevano in mente. Ragazze laureate, brillanti, intelligenti, si facevano soggiogare da un tipo simile. Evidentemente aveva doti di paragnosta.
Fino a che qualcuna ha parlato, un padre lo ha denunciato e le denunce continuano ad fioccare.
Si è rotto l’incantesimo dell’”Agente superiore”, come si faceva chiamare.
Ora andrà a processo. Non vorrei essere nei panni di quelle ragazze. Però, una cosa la devo dire, l’avesse fatta a me la proposta di firmare quella schifezza, gli avrei fatto mangiare il foglio fino all’ultimo pezzetto e me ne sarei andata sbattendo la porta sul suo bel muso. Al Bellomo.
Sacrosanta reazione la tua, ma non tutte hanno forza di carattere, e non sempre si può fargliene una colpa.
C’è gente, come il Bellomo, che a quanto pare, riesce a plagiare altre persone , ci sono altri soggetti molto deboli incapaci di ribellarsi.
Come facciano i plagiatori a ottenere il loro scopo, non saprei, forse con l’eloquio forbito, forse con lo sguardo penetrante, forse con l’aspetto attraente, forse con la semplice mistificazione, più spesso con la capacità di sfruttare una posizione di potere in simbiosi con la capacità di scovare soggetti deboli, facili da soggiogare. E c’è anche la componente subculturale che considera la donna come soggetto da manipolare a piacimento.
Fatto sta che ogni tanto si sente parlare di questi eccessi che lasciano senza parola, triste condizione di arrogante prevaricazione, da in lato, e di umiliante sottomisione, dall’altro. Una condizione dove il soggetto più forte è il carnefice, quello più debole è comunque vittima.
Per la verità, è stata proprio una studentessa che ha denunciato questa “prassi”, ne ha parlato anche in televisione in alcune trasmissioni di approfondimento.
Da come parlava e dal suo atteggiamento non era difficile crederle:da una donna che aspira a diventare magistrato, ci si dovrebbe aspettare che abbia sempre la giustizia come faro. Questa ragazza mi è sembrata, da subito, un buon futuro magistrato.
Già l’essere stata costretta a parlarne pubblicamente, per non soccombere, è una violenza subita. Lode a questa giovane che si è ribellata, ma anche chi non ha questa forza e subisce, è vittima incolpevole.