Il senso della democrazia

Manca poco al voto. Il panorama è desolante. Fa freddo da nord a sud. Il 4 di Marzo rappresenta molto per noi. Forse una vera svolta nella politica e nel paese o forse la solita minestra riscaldata?

C’è più di qualcuno che vorrebbe propinarcela, magari con qualche ingrediente nuovo per farla sembrare più appetitosa.

E’ desolante sapere che ci sono tanti partiti e tanti leader e tutti (o quasi) ripetono all’infinito sempre le stesse bubbole. Io la mia idea me la sono fatta e voterò senza tentennamenti o riserve. E mi auguro che in tanti non si astengano da quello che è un dovere di ogni cittadino. Anche se capisco che, per molti italiani, la politica rappresenti un film visto e rivisto.

Ma c’è la novità ed è rappresentata da due personaggi che sono entrati negli ultimi mesi quasi a valanga in scena: Di Maio e Salvini.

Entrambi corrono per la premiership.

Ora, se me lo avessero detto qualche anno fa, mi sarei fatta una risata e avrei dato del matto a chi me lo diceva.

Il primo è un ragazzo di 31 anni entrato in politica grazie alla bella spinta datagli dal Movimento Cinquestelle, questo fantomatico partito nato dalle idee di Casaleggio e di Beppe Grillo. Niente di male, tutti possono, in democrazia fondare un partito se hanno abbastanza seguito. Ma un partito che si basa sul “Vaffanculo” come parola d’ordine mi pare che lasci aperte molte questioni circa la propria democraticità.

Ma, si dirà, che era un modo per aprirsi la strada…ma sempre una parolaccia è. Un modo di dire, vero, un modo di esprimersi, anche vero. Ma, scusate , un modo molto, ma molto poco democratico. Sarebbe bello poter mandare affan…tutti quelli che non ci piacciono. Ma la democrazia vuole che si discuta e si presentino le proprie teorie e si rispettino quelle degli altri e si arrivi, se si vuole, ad una sintesi.

Ma se parto già mandando affan…l’interlocutore, si capisce bene che il dialogo comincia già monco.

Poi, tutta la storia della democrazia diretta, dei rimborsi, dei guai della sindaca Raggi (sia operativi che giudiziari), le regole fissate da Grillo a cui il partito si deve attenere,,,e molto altro, cosi, a prima vista, mi danno tutta l’impressione che la democrazia sia in difetto grave. E non vorrei mai vedere al governo qualcuno che non ha ben chiaro che cosa sia o quantomeno non possa adempiere ad essa per restare fedele alle regole del partito di appartenenza.

Quanto poi alla capacità di guidare un paese da parte di un giovane di 31 anni senza alcuna esperienza, se non quella fatta tra i banchi in Parlamento, mi sembra che ci sia molto da obiettare. Ci sono ragazzi italiani plurilaureati che emigrano in cerca di un lavoro qualsiasi, questo, al contrario rimane e si cerca un bel posticino…al governo.

Forse lievemente raccomandato?

Passiamo a Salvini. Peggio mi sento. Si è notevolmente ripulito, ha una faccia da buon cristiano (bacia persino i rosari) ma…e poi? Vuole andare al governo. Vuole comandare il “capitano”. ma la nave Italia è già abbastanza mal ridotta con lui al timone rischia davvero di colare a picco e forse non sarebbe un male, finalmente gli italiani troverebbero approdo ad Atlantide.

Quanto credo al suo senso della democrazia? da 1 a 10? Sottozero. Non credo sappia bene cosa voglia dire. E non credo neppure voglia saperlo. Si, ce la mette tutta a farci credere il contrario, apprezzo persino lo sforzo, ma non scherziamo, hanno faticato e sono morti in tanti per farci vivere in un paese libero e democratico e spero che rimanga tale per sempre ma, mi dispiace dirlo, con la Lega al governo ho qualche perplessità sulla tenuta della democrazia come ideale.( almeno quanto con i Cinquestelle).

Perciò se gli italiani voterano in maggioranza per il centrodestra e questa possibilità diventerà concreta, dovremo fare molta attenzione a non scivolare in qualche cosa di diversamente democratico. Tenere la guardia altissima sperando che basti.

Su Berlusconi e i suoi, non mi pronuncio, dico una cosa sola: Bunga Bunga. Per non dimenticare.

 

 

3 commenti su “Il senso della democrazia”

  1. Il senso della democrazia, quella vera intendo, difficiile trovarlo. Ma certo tutti ci dobbiamo sforzare per realizzarlo In noi..

    Prima di tutto il cosiddetto popolo, non dovrebbe essere un miscuglio eterogeneo di classi con grandi sperequazioni tra loro. Differenze, in primis, riguardo la cultura, che nutre la mente; poi riguardo l’ambiente sociale, che  influenza il carattere;
    infine  il censo, che permette di vivere con dignità. Certo, neppure si vorrebbe una melassa omogenea, fatta d’indivudui tutti uguali, con ugali bisogni e uguali aspirazioni.
    Una società  intendo dove le differenze non implicano subalternità e dominio.di pochi su molti, ma parità di diritti, di doveri, di opportunità, di trattamento e soprattutto di di dignità. Senza queste condizioni la democrazia è  minata alla base.

    Poi le istituzioni: imparziali, rispettose dell’individuo e rispettare da lui, improntate allo spirito di servizio per la comunità e all’onestà assoluta. Chi vi accede oltre che competente, deve spogliarsi di ogni particolare interesse personale, stabilendo così un rapporto di fiducia tra chi  ne è interprete e chi ne è giudice.

    Infine il senso di solidarietà tra gli individui, le associazioni, le classi, le regioni, le nazioni.Il senso di appartenenza all’umanità.
    Da queste condizioni  deriverebbe tutto il resto, le scelte responsabili, lo spirito di servizio e sacrificio, il benessere diffuso, la giustizia realizzata, la libertà individuale nel rispetto della società, la società solidale nel rispetto dell’individualità: insomma, ciò che intendo per democrazia.

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  2. Cosa mi tocca sentire!
    Di Maio “un ragazzo di 31 anni entrato in politica grazie alla bella spinta datagli dal Movimento Cinquestelle ”
    A 31 anni si è uomini maturi e non ragazzi. In Italia ci si lamenta della gerontocrazia, poi si presenta in giovane (Renzi) e viene ridotto a brandelli, se ne presenta un altro (Di Maio) e viene snobbato come “ragazzo” prima ancora di vederlo all’opera.
    E poi, chi non viene sostenuto da un partito? Sarebbe una colpa? Per me è un merito, oltre che una necessità.

    Un’altra affermazione incauta: “questo fantomatico partito nato dalle idee di Casaleggio e di Beppe Grillo.”
    Fantomatico? Col 30-40% dei consensi? Ma in democrazia i consensi valgono molto più delle critiche di mille santoni, anzi, sono gli unici che valgono.
    Prevedo una vittoria schiacciante dei Cinque Stelle.

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