il caso Embraco è la dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogno, che le politiche del governo sul lavoro, sono fallimentari.
Troppe “garanzie” per gli imprenditori e gli investitori e troppo poche o nulle per i lavoratori.
Anche in questo caso il governo ha le spalle contro il muro.
Embraco, dopo aver ricevuto ingenti aiuti statali, pagati da tutti noi ed aver dato rassicurazione di mantenere i posti di lavoro, che cosa fa?
Se ne infischia delle rassicurazione ed emigra dove le fa più comodo.
La UE non ha strumenti validi per fermare la delocalizzazione quando, come in questo caso provoca disastri? Ed allora a che cosa serve che Vestager, il commissario alla concorrenza, dica che il caso è serio e che gli stati non devono usare gli aiuti per attrarre investimenti che lasciano a terra i lavoratori di altri paesi?
In pratica sarebbe come dire che rubare è un reato ma senza avere gli strumenti validi per contrastarlo.
Sembra un bel giochino delle parti: ognuno dice la propria, tira l’acqua al proprio mulino ma poi chi resta” infarinato” è sempre il più debole.
E trovo del tutto inutile lo sfogo di Calenda. Lui, nella sua posizione deve garantire il rispetto delle regole e che lo sviluppo economico non finisca per favorire solo chi è già “sviluppato” a sufficienza mentre per i più deboli si apre un baratro.
Un governo serio non può farsi mettere davanti al fatto compiuto e arrendersi all’evidenza dei fatti, ma deve prevenire e contrastare abusi di questo tipo.
Finora tutti gli ultimi governi li hanno solo favoriti e questi sono i risultati.
Oggi sentivo Tajani al telegiornale: riteneva sbagliato che, nell’ambito della Ue, ci potessero essere differenze di condizioni tali da indurre un produttore a distogliere gli investimenti da uno Stato per indirizzarli ad un altro che offra condizioni più favorevoli.
Ma questo squilibrio di condizioni è dovuto ad uno squilibrio di altri fattori a cominciare dalle economie troppo differenti da nazione a nazione.
Ue dovrebbe significare, non solo ugual moneta, ma anche uguale giurisduzione del lavoro, uguale fiscalità, uguali iter burocratici, uguali diritti sindacali, uguali infrastrutture, etc. , condizioni, al giorno d’oggi, ben lontane da potersi realizzare. Basti pensare le sperequazioni che sussistono nel nostro stesso Paese tra Nord e Sud.
Forse piu che Calenda, Tajani, in qualità di Presidente del Parlamento europeo qualcosa in tal senso la potrebbe fare.
Calenda da parte sua dovrebbe tentare fino all’ultimo una trattativa o farsi promotore di soluzioni alternative.
Certo, quando ne ha avuto la possibilità, avrebbe dovuto prodigarsi per rendere più competitivo il nostro Paese.
Ma forse ormai sarà compito di qualche altro.
Il tema delle differenze tra i paesi membri è spinoso. Ma nonostante le molte differenze (che ci sono per forza di cose ) la UE dovrebbe cercare almeno di standardizzare le regole che riguardano il lavoro e i movimenti di lavoratori nel suo ambito.
In modo da evitare speculazioni. Ma non lo vedo un obiettivo facile da raggiungere.
Ma il governo italiano può e deve pretendere che chi viene ad investire nel nostro paese si comporti in modo da non sfruttare i nostri soldi, il nostro know-how, le nostre maestranze e le nostre competenze per poi volare verso altri lidi a loro più convenienti.
Da una notizia Ansa;
“Invitalia, l’agenzia del ministero dello Sviluppo che si occupa di attrazione degli investimenti, “in queste ore” a Roma, sta incontrando un’azienda straniera che potrebbe essere interessata alla Embraco”
Che dire? Se son rose, fioriranno… Purché non appassiscano dopo il 4 marzo.
Sempre dalla stessa agenzia:
“Per la commissaria europea alla concorrenza Margrethe Vestager, la questione di Embraco è “una cosa seria, e la Commissione valuterà se le regole sugli aiuti sono state rispettate, ma non diamo giudizi prima di conoscere i fatti reali”.
Insomma, andiamoci cauti, ma dopo aver accertato, in caso affermativo, che farà?
Beh, siamo sempre sulle spine però, anche perché la Embraco in questo modo se la caverebbe senza pagare dazio.
Cosa farà la Vestager se accerterà etc.etc.? Con tutta probabilità proprio nulla visto che non ci sono leggi che impediscano di delocalizzare.
Mariagrazia, non solo
“…Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?”
ma in questo caso, credo proprio ci sia carenza di (buone) leggi.
Omnibus
ma quale carenza? Giustamente come dici se le leggi che ci sono non vengono fatte rispettare a che servono? Servono ai gonzi.
Nessuno difende i lavoratori, di leggi ne hanno fatte e sono tutte contro di loro anche quando sembrano pro.
L’anti dumping, l’antitrust, l’anti qui e là e poi? Finisce sempre che qualcuno le aggira e se ne infischia.
Ma come si fa a mandare a casa 500 persone? ma quale contratto di lavoro può prevedere una cosa simile se non si sono (e in questo caso non ci sono) delle gravi e serie motivazioni?
L’Europa poi, buona quella, non fa che complicare la situazione.
Invece che semplificarla.
Per mandare a casa tanti lavoratori, dall’oggi al domani senza motivazioni valide (che non siano le solite e cioè la speculazione mera) dovrebbero tornare indietro uno sull’altro i 13 milioni che si sono intascati dallo stato nel corso degli anni.
Allora, forse, si potrebbe ragionare.
Ma cosi non è che lurido sfruttamento mentre tutti, dal governo ai sindacati, stanno a guardare….
La legge del profitto può essere crudele ma finora è l’unica molla che induce i capitalisti ad investire . Non se ne conoscono altre, non facciamo finta di non saperlo.
La legge del profitto è la legge della jungla, una società ben strutturata dovrebbe saperlo.