Riscoprendo la Memoria
ch’ è tracciata nella storia
sul color grigio dei treni e
nell’urlo di quei freni.
Quei biglietti sui binari a
raccogliere frammenti di
una vita ch’era ieri eppur
tanto tempo fa e ha provato
su di sé la ferocia della bestia
nella sua malvagità.
Bestia è quella che nell’uomo
non conosce umanità ma
soltanto la ferocia
nella sua cruda realtà.
Che si incontra in tutti i tempi,
che si fonde col destino
dell’umanità innocente
quando incrocia il suo cammino.
Sulle le orme della storia
riscoprendo la memoria
di quell’odio dirompente
che ha prodotto quell’orrore
di quei campi il disonore.
“Ma il personaggio, rispondendo alle domande del gionalista scrittore aveva fatto leggere stralci di un sorta di diario redatto a caldo. Quel diario che qui si pubblica con l’emblematico titolo di “L’Impostore”.
Emblematico perché davvero autore di una grande e stupenda impostura fu il Perlasca in quei freneteci e drammatici e spesso tragici mesi nei quali, assente ogni rappresentanza diplomatica spagnola in Ungheria, egli, che pur avrebbe potuto andarsene tranquillamente , decise di restare , spacciandosi appunto per diplomatico spagnolo, avendo l’ufficio nella sede di proprietà della rappresentanza diplomatica iberica, con tanto di carte intestate, timbri , bandiera, documenti, passaporti, lasciapassare e quant’altro era ovvio trovarsi negli uffici di una rappresentanza diplomatica straniera.”
Questo passo è tratto dal libro “L’Impostore” da il diario di Giorgio Perlasca.
“Nella Budapest del 1944 occupata dai tedeschi, un commerciante italiano, fingendosi addetto all’ambasciata spagnola , pone sotto la sua protezione e salva cinquemila ebrei.
E’ noto come lo Shindler italiano.”
Consiglio la lettura di questo libro a chi non l’avesse letto. Non ha valore letterario ma sono pagine riempite col diario di quest’uomo, nato a Como nel 1910 e vissuto a Padova dal dopoguerra fino alla morte nel ’92 il quale non ha esitato a rischiare tutti i giorni la propria vita per salvare quella di migliaia di ebrei.
Era un commerciante ed era di fede fascista. Ma la sua umanità era tale da essersi impegnato in prima persona compromettendosi ed ingegnandosi in tutti i modi per ottenere la fiducia dei nazisti e per sottrarre intere famiglie di ebrei che si fidavano di lui, dalla deportazione.
Un italiano di cui andare fieri.
Onorato in Ungheria e in Israele. Il suo nome è tra quello dei “Giusti delle Nazioni”a Gerusalemme.
Tra le tante pagine tragiche scritte durante l’ultimo conflitto mondiale, questo diario rimane una testimonianza preziosa di come l’intelligenza unita alla grande umanità ed un altrettanto grande coraggio di un solo uomo, abbia potuto, essere preziosa per le vite di tante persone che senza di lui sarebbero state sterminate senza pietà.
Senza dubbio un esempio luminoso da non dimenticare.
Mariagrazia hai fatto bene a ricordare un personaggio, Giorgio Perlasca, tanto prezioso quanto schivo nel vantarsi del bene che per pura filantropia ha compiuto.
Riporto un parere di Giovanni
Minoli.
« Oggi è un eroe nazionale e un fiore all’occhiello per tutti. Ma è anche un po’ martire, per via del silenzio in cui ha vissuto. […] È stato anche faticoso farglielo raccontare, non si era mai sentito preso sul serio, aveva interiorizzato la tragedia, era troppo grossa da raccontare l’impresa, un po’ come dire “ho visto i marziani”, e lui li aveva visti davvero. […] La sensazione è che l’enormità dell’azione ha vissuto con la sua progressiva ritrosia a raccontarla perché erano tropp« Oggi è un eroe nazionale e un fiore all’occhiello per tutti. Ma è anche un po’ martire, per via del silenzio in cui ha vissuto. [… […] La sensazione è che l’enormità dell’azione ha vissuto con la sua progressiva ritrosia a raccontarla perché erano troppo forti i silenzi culturali e politici, e questo insieme di cose lo ha fatto andare sotto traccia. Con Perlasca il conto non tornava: un ex fascista era stato un eroe vero nella salvezza degli ebrei. »
(Giovanni Minoli[8])