Allora, diciamolo chiaramente, la discussione sulle molestie, tra chi denuncia e chi denuncia le denuncianti e le ridicolizza (vedi Deneuve e altre) non va avanti di un millimetro perché agli uomini (in buona parte) non va giù che la donna prenda posizioni contro di loro.
La donna dovrebbe sempre mediare tra le posizioni e farlo a favore degli uomini, mai contro. La supremazia del maschio ha agito per secoli sulla società contribuendo a delimitare il recinto entro il quale le donne erano autorizzate (dall’uomo) a muoversi.
Da questo deriva disparità di trattamento sul lavoro, in famiglia è sempre la donna a prendersi il maggior carico di incombenze. Nella società la donna si inserisce a fatica. Ha le sue nicchie, i suoi posticini privilegiati, ma guai a sconfinare. Basta, per fare un esempio, guardare la partecipazione ai vari blog, sia che si tratti di quelli autogestiti che di quelli supportati dalle testate giornalistiche: sono tutti uomini, a parte qualche eccezione.
Si dirà: la donna ha altro da fare. Già, si la donna ha di tutto da fare e meno si “espone” e meglio è.
Questo lo pensano più uomini di quanto non si pensi.
Vediamo un esempio al limite: Fancesco Bellomo, il consigliere di Stato che è stato cacciato per la faccenda dei contratti che faceva firmare alle studentesse del suo corso per entrare in Magistratura.
Un surrogato di maschilismo ottocentesco che avrebbe fatto rizzare i capelli in testa a Landrù.
Dovevano vestirsi come diceva lui, scegliere i fidanzati che piacevano a lui, truccarsi come diceva lui e si definiva nientemeno che. “Agente superiore”.
Superiore alle donne, naturalmente. Alcune ragazze lo hanno denunciato ed ora la sua vicenda è nota a tutti. Ma quanti Bellomo si celano nelle aule universitarie di cui non si sa nulla?
La stessa pretesa di molte statistiche condotte a livello internazionale di stabilire una presunta parità di violenze subite dai due generi (una palese assurdità), sta prendendo sempre più piede.
In tempi di fake news potrebbe passare anche questo messaggio. Ma per quanto in buona fede (cosa della quale mi permetto di dubitare), i ricercatori non riusciranno mai a stabilire, prove alla mano, una fiaba del genere.
I cimiteri sono a testimoniare di quante donne vengono fatte fuori dai compagni senza possibilità di scampo.
La prova regina si trova li e non in ricerche che “ricercano” tesi che contraddicono persino il buon senso e la logica.
Alla base d tutto questo bailamme che s’è innescato
sulla maniera di rapportarsi dei due sessi, sta il malcostume e la pretesa, eretta quasi a sistema da parte di chi, nel privato o nel pubblico, ha un ruolo predominante, di sfruttare la sua posizione per trarre vantaggio illecito. Vittime di tale sistema, in gran prevalenza, le donne.
Da questo assunto di base il discorso s’è allargato, ha cambiato corso, s’è ingarbugliato, fino a far perdere di vista il vero nocciole della questione: la persistenza di una cultura maschilista nella nostra società, che si estrinseca in varie forme di violenza , dalla limitazione della libertà personale all’atto estremo del femminicidio.
Che poi vengano la Deneuve a paventare il rischio che si perda la capacità di corteggiare, o la Bardot a denunciare il comportamento civettuolo di certe attrici, non fa altro che deviare l’argomento su altro, offuscando la denuncia iniziale.
È qesto il fenomeno intollerabile che persiste ancora nella nostra civiltà occidentale, la discriminazione di genere che ancora le donne devono subire, nel privato delle famiglie, nel lavoro, e nell’accesso ai ruoii più importanti della società.
Se poi ci si mettono donne dello star system a prendersela con le vittime delle molestie, allora il cerchio si chiude ancora di più. Si chiama autodifesa del sistema che si autorigenera attaccando.
La Deneuve, la Bardot e tante altre dive di successo, hanno convissuto bene con quell’ambiente, ovvio che lo difendano.
I diritti fanno fatica a farsi strada perché appartengono a tutti ed erodono i privilegi. I privilegi sono lo status di un certo establishment che decide secondo il proprio comodo ed interesse.