Pare che con la nuova legge elettorale dopo il voto non avremo un vincitore. Cosi ci dicono. bella prospettiva. Già a votare ci vanno sempre di meno, se poi si pensa che andarci non serva a nulla, stiamo freschi. Ci hanno messo davvero impegno per sfornare questo capolavoro di ingegneria macchiavellica per non fare vincere nessuno.
Deve essere stata un’ idea di qualche sadico che vuole lasciare il paese senza governo. Massì ma a che serve un governo? Perché non ci autogoverniamo? Facciamo noi cittadini governo e opposizione, a rotazione, come nei condomini, ci prendiamo tutte le brighe. Lasciamo perdere i politici, li mettiamo in pensione e regione per regione, mandiamo una delegazione scelta tra la gente che passa per strada dai sindaci e chi s’è visto s’è visto.
In pratica ci autorappresentiamo. Ma no, non funzionerebbe, cominceremmo subito con litigare (litigiosi come noi italiani ce ne sono pochi) e finiremmo per trascinare il paese alla bancarotta. C’è poco da fare, un governo ci vuole, la democrazia ce lo impone.
Ma esiste un governo ideale?Io non credo. Non riescono mai a mantenere le promesse che fanno in campagna elettorale, perché tutti ci vogliono arrivare al governo ma quando ci arrivano, bene che vada, riescono solo a fare danni. Abbiamo la peggior classe politica d’Europa.
Stasera ho seguito su La7 il dibattito tra Anna Falcone e Luca Ricolfi. La prima è una nuova esponente della cosiddetta società civile che ha abbracciato le idee della sinistra nata dalla scissione del Pd. Una donna molto determinata e preparata la quale sostiene che si può davvero intervenire per migliorare il paese ma ci vuole molto coraggio.
Molto coraggio! E ci voleva tanto? Doveva essere una donna, quasi sconosciuta, appena approdata alla politica per dare questa ricetta, cosi all’apparenza banale? E tutti i soloni che si sono succeduti sinora non ci sono mai arrivati.
Intraprendenza e coraggio, allora si che qualcosa potrebbe cambiare. Finora hanno tutti dimostrato di averne molto poco di coraggio. Tutto fatto tenendo sempre sott’occhio i sondaggi, percentuali alla mano. Mi si vota di più se approvo le leggi sui diritti o se elargisco qualche mancetta? Tutto calcolato, fino all’ultimo centesimo.
Di coraggio nemmeno l’ombra.
Eppure il coraggio è la chiave. Coraggio di rivoluzionare un sistema statico, arrugginito, dove le lobbies la fanno da padrone e le leggi che si susseguono sono in gran parte inefficaci per mettere fine alle diseguaglianze, riportare il mondo del lavoro a livelli di crescita reale, a livelli di salari competitivi col resto d’Europa. A migliorare la qualità della vita delle persone, sotto molti aspetti, da quelli economici a quelli sociali. A prendersi davvero cura dell’ambiente che è stato distrutto da decenni di speculazioni.
Coraggio di guardare oltre gli interessi di questo o quel partito o addirittura personali.
Ma dove la troviamo una classe dirigente degna di questo nome che faccia del coraggio la sua arma vincente?
Sperare che quella che abbiamo ora possa fare proprio questo concetto è chiedere davvero troppo. Eppure dobbiamo sperare e votare per chi rimane più in disparte, per chi non urla i soliti slogan. Può darsi che tra questi ci sia chi sappia interpretare la politica con lo spirito del coraggio.
Però, ci vuole davvero un bel coraggio per crederlo.
Qui vengono posti diversi interrogativi e sollevati ducersi problemi per ogn’uno dei quali occorre dare una risposta.
Primo problema: la GOVERNABILITÀ
Questa problema, quando lo sollevava Renzi, a cui premeva la governabilità e aveva trovato i rimedi per garantirla, veniva osteggiato e messo dai “nemici” in secondo piano. Sono importanti le garanzie democratche e i contrappesi -si diceva- altro che governabilità, qui si rischia il regime.
Ecco che ora si teme l’ingovernabilità.
Secondo quesito: CHI HA VOLUTO IL PROPORZIONALE?
Presto detto: a chi faceva comodo pur di avere una rappresentanza, ossia ai partitini, agli scissionisti, alla pletora di sigle che si sono andate formando a scapito soprattutto del più grande partito di governo, ossia il Pd.
Terzo problema
LE PROMESSE NON MANTENUTE
Le promesse non sono “obiettivi”. Gli obiettivi devono essere realistici, realizzati in un arco di tempo ben determinato, con risorse umane ed economiche ben precise e sufficienti. Non si possono quindi determinare in sede elettorale.
In quella sede si possono fare solo.promesse e come tali si possono rivelare fallaci anche se fatte in buona fede. Non parliamo.poi di quelle fatte in malafede. Morale: le promesse sono solo dichiarazione d’intendi, valgono molto di più il carattere delle persone, le capacità riconosciute, la correttezza, l’onestà.
Quarto quesito: BASTA IL CORAGGIO?
Dico subito di no. Prendere una decisione coraggiosa è facile, ma ci vuole “forza” per realizzarla, Bisogna essere più forti delle lobby che ti contrastano, più forti di chi detiene il potere reale, più forti di chi ti contrasta dall’interno. Sono queste le vere opposiioni, più di quelle legittimate ad esserlo.
Aggiungo infine che i governi sono specchio della Nazione, e se la Nazione è debole non possono spiccare il volo dell’aquila.
Ergo, chi voti voti, non cambia nulla. Mi pare una analisi un po’ superficiale, ma è solo la mia opinione. E la legge elettorale passata con 8 fiducie è un tantino sospetta.Diciamo che è stata votata “democraticamente” all’italiana.Le promesse sarebbe meglio non farle proprio per questo dico di votare chi bisbiglia piuttosto di chi sbraita.
Ho distinto quattro punti per ognuno dei quali ho dato una risposta. Certo si può non essere d’accordo, ma non accusarmi di superficialità.
Non ho sostenuto l’inutilità del voto, dico che non è questione di coraggio, ma di compatezza(che dà la forza)nel sostenere Ia linea politica. Lo spettacolo di lotte intestine dato dal Pd ha segnato la morte del partito e darà via libera ai 5s.
Le lotte intestine non sono avvenute per il capriccio di quattro irresponsabili ma
per la totale incapacità di Renzi di guidare un partito che come dice il nome dovrebbe essere “democratico”. La sua conduzione ne è stata la negazione e queste sono le conseguenze: spaccatura nel partito ed ennesima confusione nel paese.
Mariagrazia,
Intervengo in un disocrso già iniziato che in parte mi trova d’accordo con RL.
Guardando con distacco gli ultimi anni di politica italiana a guida Pd, non mi pare ci siano state così gravi pecche da giustificare una rottura così grave che ha dato via libera ad un movimento di protesta che è tutta un’incognita. Per non parlare del ricompattamento della destra e della “resurrezione” di Berlusconi.
La rottura della sinistra è stata fatta in odio ad un uomo nuovo che aveva provato a svecchiare il partito e la sua mentalità legata a vecchi schemi. Non ce l’ha fatta perché il Paese è ancora molto conservatore e non è pronto al cambiamento.
Buona domenica
Alessandro
secondo me “l’uomo nuovo” non ce l’ha fatta perché non ne aveva né le capacità né la volontà, non diamo la colpa al paese.Troppo comodo.
Il paese è fin troppo pronto al cambiamento ma non a quello gattopardesco.
Ricambio l’augurio.
Mariagrazia
Ho una idea un po’ diversa. Le leggi elettorali dovrebbero essere fatte perche’ si materializzi il voto popolare e non per garantire una governabilita’. Mi sembra onesto.
Guardiamo invece cosa e’ successo e succedera’. Alle ultime elezioni il partito vincente con un margine dello 0.4 %(avete letto bene) ha vuto 345 seggi. Il secondo 124 e il terzo con il 4% meno, 108. Mi dici che rappreserntanza si e’ avuta in Italia? Completamente fasulla e falsa. Non si sarebbe potuto governare? Ottimo! Ritornare a votare obbligando i partiti magari a cambiare, visti i risultai, i candidati e i programmi. Sono convinto che la “zavorra” che ci ritroviamo in Parlamento potrebbe essere diminuita. E…per estensione, la legge elettorale che ci ritroviamo e’ figlia di quella famosa ripartizione obbrobriosa del 2013!
Umberto
si ma il parlamento aveva tutto il tempo per sfornare una legge elettorale più equilibrata e non lo ha fatto ed ora, forse,dopo che Renzi aveva detto che la “sua” legge avrebbe permesso di sapere subito chi aveva vinto, col Rosatellum, che più complicato non poteva essere, rischiamo di dover tornare a votare dopo tre mesi. Mi sembra pretendere un po’ troppo dalla pazienza degli italiani.
Mariagrazia
la tua risposta ad Alessandro non mi trova assolutamente d’accordo dove dici che il Paese e’ pronto ad un cambiamento. Grosso errore : a decine di milioni di Italiani,
l’Italia va bene cosi’ com’e’. E te lo dimostro. Dunque somma evasori fiscali, criminalita’ organizzati, politici e politicanti di ogni tipo e orientamento, lazzaroni, falsi invalidi, falsi sindacalisti, ecc….rimaniamo solo io e te. Guarda che per natura sono ottimista ma la realta’ e’ la realta’
Umberto
saremmo già abbastanza! Anch’io sono ottimista e la realtà la vedo. Ma la mia obiezione ad Alessandro era su Renzi, arrivato per cambiare tutto e finito per lasciare tutto come stava, o quasi. Tu che ne pensi?
Cara Mariagrazia, sono Mimmo-Taras 2008
ti invio il mio indirizzo elettronico perché io ho moltissima difficoltà a scrivere e quindi a farmi capire:
Ciao
Mimmo
perché non esprimi la tua opinione? Non ti preoccupare, sono certa che non avrò alcuna difficoltà a capire.
Mariagrazia,
come sai, io scrivo spesso su quell’altro blog, ed l’unico finora in cui partecipo.
Mimmo
Ho preso nota. Quando e se deciderai di partecipare anche a questo, sarai sempre il benvenuto.
Ciao.
Mariagrazia,
Renzi avrebbe voluto cambiare troppo e tutto in una volta, è qui che ha sbagliato. Ecco i punti qualifucati della sua politica:
-svecchiare i dirigenti di un partito che intendeva rinnovarsi;
-aprire (o meglio non precludere per ideologia)anche a una componente importante della politica italiana con cui bene o male occorre fare i conti, il centro destra.
-Cambiare le Costituzione per snellire e rendere più agevole il legiferare.
Troppe cose in una volta. Le forze conservatrici hanno prevalso.
Ora avremo a che fate con Salvini e Di Maio, un salto nella brace senza passare dalla padella.
Ciao.
PS: Ho finalmente trovato anche qui, il panettone Melegatti e l’ho subito comprato: il “Limoncello”, pasta arricchita con bagna al limoncello (quindi c’è anche un po’ di Sicilia). Una delizia.
Ecco, appunto: l’elenco dei punti “squalificanti” della sua politica, nulla di fatto e quindi: patto del Nazareno assolto, signori in carrozza, si cambia o meglio, grazie Renzi, si torna al passato, rottamazione del Pd compiuta.
“Le forze conservatrici”, si Robocop…
Risposta a MG su Renzi che promise ma non mantenne.
Renzi, graziealcielo, non e’ un dittatore e pertanto puo’ soltanto fare quello che il Parlamento (che attualmente non esprime l’orientamento degli italiani) gli lascia fare.
Per fare qualcosa in Italia e’ molto complicato. Solo un esempio abbastanza idiota ma
indicativo : in Italia ci sono 60 milioni di allenatori della nazionale di calcio. Compreso il sottoscritto dall’alto della sua incompetenza in materia.
Umberto, Renzi promise, tanto e non mantenne niente, non è un dittatore …però:
“Nessuno ne ha mai avute tante quanto lui: Matteo Renzi è il Presidente del Consiglio a maggior tasso di fiducie richieste al Parlamento. Una volta strumento quasi eccezionale, anche per l’alto rischio di imboscata cui l’esecutivo si sottoponeva, ora non la norma ma quasi. Con buona pace delle opposizioni, che regolarmente stigmatizzano l’umiliazione di fatto delle Camere e il soffocamento del dibattito parlamentare, che poi è il sale della democrazia. Niente: da anni governi sempre più burbanzosi prestano un orecchio da mercante alle flebili richieste di chi vorrebbe discutere di più, e magari votare un pò meno sotto la non piacevole condizione che, se il governo va sotto, finisce tutto. E chissà, poi si va alle elezioni.” HUfftington post di maggio 2016.
Nessuno ha mai detto che Renzi sia un dittatore, però la democrazia per lui sembra essere una parola di difficile interpretazione.
Questa storia del “porre la fiducia” è una contromisura contro l’eccesso di emendamenti che può sfociare nell’ostruzionismo.
Però il Parlamento può sempre mandare a casa il Governo che ne approfitto. Se non lo fa, si assume la responsabilità di condividerne l’operato.
Fare cadere un governo non implica necessariamente nuove elezioni.
Radicale,
non implica ma la possibilità è reale. E quindi molto grave, il ricatto è implicito.
Tutto sommato, dunque, per usare la metafora calcistica di Umberto: se perdiamo la partita la colpa è sempre dell’arbitro?
Se non andiamo ai mondiali la colpa e del pallone?