Il miracolo di Natale

Per i dipendenti della Melegatti di San Giovanni Lupatoto – Verona questo sarà un Natale particolare. Da mesi senza stipendio perché l’azienda aveva accumulato un grosso debito a causa, pare, dell’apertura di una filiale a S.Martino Buon Albergo (Vr), un investimento che pare non aver dato i frutti sperati e, sembra, che a causa di questo le banche abbiano chiuso il credito

Ma i dipendenti non si sono dati per vinti,  si sono appellati al Prefetto perché la fabbrica non venisse chiusa, e dopo aver trovato un finanziatore, hanno proceduto a preparare l’impasto per la produzione e in seguito ad una campagna su internet sono riusciti a vendere un milione e mezzo di pezzi. Un miracolo. Il miracolo di Natale, lo chiamano i giornali locali che ne danno la notizia.

Miracolo che è potuto avvenire grazie alla tenacia dei lavoratori  che non volevano lasciar morire un brand famoso in tutto il mondo: la famosa ricetta del pandoro Melegatti che dal 1894 arriva ogni Natale puntualmente nella case degli italiani e non solo.

Un pasticcere veronese che con spirito imprenditoriale e tanta creatività, in poco tempo aveva messo su un’azienda di successo ed ora, questo che era un sogno realizzato stava per sfumare a causa, forse, di beghe familiari , dietro alla causa principale e cioè l’investimento troppo oneroso.

Ma ora, grazie all’impegno dei lavoratori, la chiusura,  sembra scongiurata e si pensa già alla produzione di Pasqua.

Ma nella notte tra l’8 e il 9 dicembre, alcuni ladri sono entrati nello stabilimento di S.Martino Buon Albergo (quello chiuso) ed hanno fatto razzia di rame per circa 300mila euro. Cosa dire? Nevica sul nevicato. Almeno ripaghino un poco il danno acquistando anche loro dei prodotti Melegatti, anche i ladri hanno un cuore…cioè, volevo dire uno stomaco…

Tanta, però,  è stata la solidarietà dimostrata dagli italiani che hanno comprato i prodotti Melegatti in gran quantità. Ieri, mentre ero alla cassa del supermercato ho incontrato mio fratello e mia cognata i quali avevano acquistato ben 4 pandori. Credo che altrettanti ne comprerò anch’io, oggi, se non saranno già esauriti.

Penso che il fondatore, da lassù, ci abbia messo uno sguardo e per qualche via imperscrutabile, abbia fornito il suo aiuto affinchè la sua fabbrica non morisse.

Tanti auguri ai lavoratori dipendenti della Melegatti che possano mantenere in vita un prodotto cosi amato ancora molto, molto a lungo e che la crisi trovi finalmente una soluzione definitiva.

Ma…ora leggo che qualche minuto fa i vertici dell’azienda hanno fatto sapere che non si potrà scongiurare la cassa integrazione. E che la bella notizia si sta tramutando ancora in apprensione per i lavoratori. Quindi la solidarietà non sarebbe servita a niente? No, non ci voglio credere, non può essere, voglio sperare che il miracolo di Natale continui e che si trovi presto una soluzione a questa crisi. Sarebbe davvero un peccato che tanta buona volontà e tanto sacrificio andassero sprecati. Intervenga il governo se è il caso. Non bisogna lasciare nulla di intentato per salvare le eccellenze italiane. E questa ha tutte le carte in regola.  Spero che la soluzione si trovi prima di Natale. A volte i miracoli avvengono. Bisogna crederci.

16 commenti su “Il miracolo di Natale”

  1. Bravissima MGG! Anch’io ho acquistato panettoni e pandori Melegatti, anche se ho faticato non poco a trovarli e in TV non vengono, purtroppo,reclamizzati, per ovvie ragioni economiche. C’è un gruppo su FB, “Salviamo Melegatti”, che informa su dove trovare i prodotti della ditta. Io ho dovuto andare fino ad un Bennet a Lodi! Ciao!

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  2. Dello spirito imprenditoriale che ha guidato il Sig. Melegatti a dar vita alla sua creatura, penso che non freghi niente ai suoi famigliari. Non pensano neanche ai lavoratori che la rendono viva. L’unico pensiero che li occupa giorno e notte è quello del denaro. Dove destinarlo per mangiarlo meglio e godersi la vita.

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  3. Ho sempre acquistato ogni natale il pandoro Melegatti perché è buono – quest’anno ne acquisterò due o più e soprattutto farò da sponsor con le mie amiche. La causa è giusta

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  4. Mariagrazia,
    il primo panettone che io ricordi fu il panettone Motta, eccellente, una pasta soffice farcita di squisita frutta candita. Non c’era Natale senza panettone Motta .
    In seguito conoscemmo pure il panettone Alemagna, anch’esso di ottima fattura. Seguirono il Melegatti, il Paluani, il Tre Marie e cosi via, prima o poi li si provavano tutti, fno al panettone Fiasconaro, di Castelbuono, in Sicilia, anch’esso di qualità paragonabile a quelli milanesi o veronesi.
    Ti ho fatto questo excursus di marche, così come li si andava scoprendo in famiglia, non per farti venire l’acquolina in bocca, ma per mettere in evidenza come la concorrenza in questo campo fosse ed è molto forte. Inoltre, man mano che il.panettone si diffuse, anche la produzione industriale di massa segnò, almeno in in certo periodo, un peggioramento della qualità. Adesso la qualità industriale sembra nuovamente migliorata, ma è nata la concorrenza della produzione artigianale.
    Concorrenza significa miglioramento della qualità, diversificazione della tipologia, prezzi più bassi, ma anche possibilità di saturare il mercato e pericolo di uscirne fuori.
    Spero che ciò non avvenga per la Melegatti, le cui maestranze meritano e essere premiate.
    Da parte mia ti garantisco che collaborrerò con piacere a sostenere un marchio così prestigioso.

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    • Si, ricordo benissimo: Ullallah è una cuccagna. Ma tu hai scambiato il panettone col pandoro. Il pandoro Melegatti è una ricetta originale del pasticcere Domenico Melegatti che fondò l’azienda nel 1894 Poi in seguito in molti lo hanno imitato ma la ricetta originale è solo Melegatti. Non c’entra nulla col panettone.
      Poi, in questo caso la concorrenza c’entra, ma sino ad un certo punto. In mezzo ci sono affari di famiglia, da quanto capisco e vecchie rivalità.
      Comunque ora rischiano la cassa integrazione perché la proprierà ha fatto sapere che nonostante Il “miracolo” cioè le vendite accezionali grazie al tam tam dei social, la produzione rischia di non arrivare in tempo sugli scaffali.
      Ma questo mi sembra più che altro cattiva volontà da parte della proprietà di salvare l’azienda. I motivi sono tutti da scoprire.
      In molti chiedono dove poterli comprare perché sembrano non trovarsi in molte località nonostante la produzione e la distribuzione sia stata massiccia e capillare. Qualcuno ha adombrato che ci sia chi rema contro il “miracolo”.
      Potrebbe anche darsi. L’Italia ha tante storie come questa, purtroppo. Morto il titolare e gli eredi diretti, quelli che rimangono a gestire il patrimonio (che non appartiene solo a loro ma a tutto un paese), molte volte se ne infischiano, non vogliono stare a studiare strategie valide per combattere la concorrenza che si fa sempre più spietata e preferiscono mollare o vendere o speculare. Non posso dire che sia questo il caso, ma se ne vedono fin troppi di casi come questo, dove le eccelenze italiane che avrebbero ancora una buona fetta di mercato, sono costrette a cedere il passo a prodotti di qualità più scadente per ragioni puramente speculative.
      Io credo che bisognerebbe anche ritornare ad un etica che preveda che un’azienda che funziona venga mantenuta anche a costo di qualche sacrificio che però non deve essere solo imposto ai lavoratori ma all’azienda nel suo complesso.

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  5. Fra l’altro, quei poveracci che hanno lavorato indefessamente per pandori e panettoni, già si preparavano ad infornare le colombe pasquali. È vero che Bauli fa una concorrenza spietata, ma la colpa più pesante ricade sulle due famiglie rivali miliardarie, che se ne strafregano del futuro amaro dei dipendenti, che gli hanno riempito le saccocce con la loro fatica.

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    • Speriamo, ancora non sembra tutto perduto, può darsi che riescano a ristrutture il debito e a convincere la proprietà che ce la possono fare. E’molto dura ma per loro si sta mobilitando tutta l’Italia e non so se servirà, ma speriamo che subentri almeno un po’ di senso di responsabilità e di umanità.

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  6. Mariagrazia,
    pandoro o panettone non cambia nulla.
    Oggi sono entrato in un supermercato, ho visto una miriade di marche, due delle quali Bauli e Paulani sono di Verona. E con Melegatti fanno già tre nella sola Verona. Ho cercato il Melegatti, non l’ho trovato, credo che non venga distribuito in Sicilia.
    Qui le pasticcerie rinomate producono tutte il loro panettone (o pandoro, ormai è un binomio tipicamente natalizio) e ti assicuro che sono di ottima fattura.
    Nel catanese Dais, Tomarchio, Condorelli, producono il loro panettone artigianale.
    C’è un altro fattore negativo che gioca negativamente in un’industria a conduzione prevalentemente familiare (com’era un tempo la Fiat): quando muore il capofamiglia la proprietà viene spartita tra gli eredi, e già questo di per sé è un fatto negativo. Se poi, come dici tu, ci sono beghe familiari e intreccio d’interessi, la cosa peggiora ancora di più.
    Spero tanto che la Melegatti possa superare questo momento di crisi, lo soero oet quei lavoratori che stanno dando l’anima e per il prestigio di un nome che era sinonimo di eccellenza ma sarà molto dura se non c’è l’intervento di terzi.
    Ciao, compra un panettone in più per sopperire a quello che qui non ho potuto comprare.

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  7. Il miracolo continua. La cassa integrazione sembra scongiurata e la produzione continuerà con la vendita presso la sede di S.Giovanni Lupatoto. Il passaparola sui social è stato grandioso e anche la solidarietà degli italiani. Almeno in questo l’Italia non ha nulla da invidiare a nessuno.

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  8. Mariagrazia,
    vedo che la signora Milena ha postato dei tipici canti di Natale suonati con la zampogna messinese.
    Mi ha richiamato bei ricordi di fanciullo quando la famiglia si riuniva dinanzi al Presepe per la novena di Natale, e il “ciaramiddaru”(così si chama in siciliano i suonatore di zampogna) cominciava a intonare la sua musica natalizia più malinconica che festiva.
    Non si mancava mai di offrirgli alla fine un bicchiere di vino.
    Qui in Sicilia se ne può ncontrare ancora qualcuno proveniente dai paesi etnei. In particolare la tradizione perdura ancora a Maletto, un paese del versante nord ovest del vulcano.
    Ti posto un breve saggio di una coppia di zampohnari.
    Cliccando troverai qualche informazione sullo strumento che nel Nord si chiama cornamusa.
    Ciao, hai assaggiato il panettone Melegatti?

    https://youtu.be/j-xpx0x3gh8

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  9. Al di là del clima natalizio, ti propongo questa canzone struggente:
    Women of Ireland

    https://youtu.be/Vb2lHME4tkI

    musica di Sean O’Raida(1931-1971), genere folk song (Irish rebel music),
    basata sul poema di Peadar Ó Doirnín (1794-1796)

    Questa è la versione in inglese di Jate Bush presa dall’originale irlandese:

    There’s a woman in Ireland who’d give me a gem and my fill to drink,
    There’s a woman in Ireland to whom my singing is sweeter than the music of strings
    There’s a woman in Ireland who would much prefer me leaping
    Than laid in the clay and my belly under the sod

    There’s a woman in Ireland who’d envy me if I got naught but a kiss
    From a woman at a fair, isn’t it strange, and the love I have for them
    There’s a woman I’d prefer to a battalion, and a hundred of them whom I will never get
    And an ugly, swarthy man with no English has a beautiful girl

    There’s a woman who would say that if I walked with her I’d get the gold
    And there’s the woman of the shirt whose mien is better than herds of cows
    With a woman who would deafen Baile an Mhaoir and the plain of Tyrone
    And I see no cure for my disease but to give up the drink

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